Brooks & Dunn

Brooks & Dunn sono senza alcun dubbio la coppia che ha maggiormente caratterizzato la scena country di questi ultimi anni, a partire dal 1991, anno in cui debuttarono con l’album Brand New Man.

Con 23 milioni  di dischi venduti, 17 brani divenuti numeri 1 e 28 entrati nelle top 10, nominati dalla Country Music Association per otto anni consecutivi ‘Vocal duo of the year’, piú un’infinitá di altri riconoscimenti, hanno rappresentato e rappresentano tuttora uno dei team piú brillanti e vitali di quel movimento che via via è stato definito ‘new country’, ‘mainstream country’ e in mille altri modi.

Entrambi, prima del loro incontro avvenuto nel 1990 a Nashville grazie a Tim DuBois della Arista Records, hanno fatto una lunga gavetta che li ha visti con alterne fortune suonare nei loro Stati di origine prima di fare il classico passo verso la ricerca del successo trasferendolsi nella ‘capitale della Country music’, Nashville.

Leon Eric ‘Kik’ Brooks nasce a Shreveport, Louisiana il 12 maggio 1956 ed è quello dei due dal passato piú ‘consistente’, avendo giá avuto l’occasione di scrivere brani incisi da personaggi come John Conlee, Highway 101 e Nitty Gritty Dirt Band.

Nel 1989 riesce ad incidere un album per la Capitol Records, l’omonimo Kik Brooks, un disco discreto che vede la presenza di buone canzoni come Highway And Heartaches, la blueseggiante Way Up North Around Shreveport, la delicata ballata The River scritta con l’Amazing Rhythm Aces Russell Smith e con il mandolino di Sam Bush, la corale Baby, When Your Heart Breaks Down ripresa anni dopo dagli Oak Ridge Boys e la pianistica e conclusiva The Last Rodeo.

Ronnie Dunn nasce a Coleman, Texas il 1° giugno 1954. Cacciato dal Abilene Christian College per la sua passione a frequentare gli honky-tonks della zona, si trasferisce in Oklahoma, a Tulsa, dove forma una sua band  e nel 1989 vince il Marlboro National Talent Contest, cosa che lo spinge a trasferirsi a Nashville.

Dicevamo dell’album d’esordio Brand New Man, un disco che ha subito portato Brooks & Dunn ai vertici delle classifiche country con un suono fresco, trascinante, decisamente orecchiabile e classicamente country. Arrangiamenti scintillanti e voci splendidamente amalgamate, oltre ad un repertorio scelto con cura, sono sempre state le caratteristiche sulle quali si è basato il sound di Brooks & Dunn. Tutto questo, abbinato ad una oculata campagna di promotion e soprattutto ad un’attivitá live quasi senza sosta, ha fatto di questi musicisti vere e proprie stars.

Dal loro primo album sono da ricordare la title-track dal trascinante refrain, My Next Broken Heart, Neon Moon e Boot Scootin’ Boogie vero e proprio inno dei line dancers, tutti numeri uno nelle classifiche country. Brand New Man è comunque un album di rara unitarietá, che si basa esclusivamente su canzoni scritte da Kik Brooks e Ronnie Dunn, a volte affiancati dal coproduttore Don Cook.

All’inizio del 1993 Brooks & Dunn ritornano nei negozi di dischi con il secondo album, Hard Workin’ Man, un altro grande successo commerciale che conferma l’estrema godibilitá della loro proposta musicale. Hard Workin’ Man è la trascinante apertura del disco: solida sezione ritmica, voci grintose, un grande fiddle a condurre le danze e via con un album che si ascolta tutto d’un fiato, tra brani rockeggianti e sognanti ballate. We’ll Burn That Bridge, Rock My World (little country girl) (di Bill LaBounty e Steve O’Brien) e Tewas Women (don’t stay lonely long) sono il lato piú movimentato del cd, mentre Mexican Minutes (di Kent Robbins e Jim Messina), That Ain’t No Way To Go e Our Time Is Coming sono canzoni dalle melodie che non si dimenticano. La chiusura è occupata da una rilettura in chiave ‘dance mix’ del loro ormai classico Boot Scootin’ Boogie.

Una grande parte del successo di Brooks & Dunn è dovuta come giá detto alle loro performances live dove emerge la loro eccezionale vitalitá, con un Ronnie Dunn piú ‘rilassato’ ma dalle grandi qualitá vocali e un Kik Brooks che incarna la loro vera anima rock. La coppia comunque non dimenticherá mai le proprie radici country e l’amore per il country-rock degli anni sessanta/settanta.

Waitin’ On Sundown è il titolo del loro terzo disco, uscito nel 1994 e prodotto dalla ormai collaudatissima coppia Scott Hendricks e Don Cook. Collaudato è anche il loro sound che si basa sempre su un senso della melodia e del ritmo particolarmente affascinanti.

Little Miss Honky Tonk è la consueta grintosa apertura e su questa falsariga si pongono canzoni come My Kind Of Crazy e She’s The Kind Of Trouble. Piú numerose sono peró le canzoni riflessive ed evocative: She’s Not The Cheatin’ Kind è uno dei singoli di maggior successo mentre You’re Gonna Miss Me When I’m Gone, Silver And Gold e A Few Good Rides Away sono a mio parere tra le canzoni piú importanti di un grande disco.

Borderline è il titolo del quarto album di Brooks & Dunn che esce nel 1996. E giá dal titolo si puó arguire quanto affascinati dalle storie del confine texano-messicano siano i Nostri. L’apertura è affidata alla riedizione di quella che fu giá un buon successo negli anni settanta per B.W. Stevenson: My Maria.

La loro versione è pressochè perfetta: dall’intro di chitarre acustiche alle armonizzazioni vocali, My Maria è uno dei piú gustosi capitoli della carriera di Brooks & Dunn e un altro enorme successo commerciale.

Quello che segue comunque non è da meno, in mirabile equilibrio tra ballate e rock’n’roll. Why Would I Say Goodbye rinverdisce i fasti di  certo country-rock californiano a la Eagles, More Than A Margarita e Tequila Town ci portano per mano nell’assolato e polveroso border mentre Mama Don’t Get Dressed Up For Nothing, Redneck Rhythm’n’blues e White Line Casanova sono granitici e grintosi rock’n’roll.

Per la prima volta Brooks & Dunn si affiancano a Don Cook alla produzione, per avere maggiormente controllo sul risultato finale che ancora una volta non delude chi li segue con passione ed affetto.

Passano ancora due anni ed esce If You See Her, in concomitanza con un gigantesco tour in compagnia di Reba McEntire. Proprio la title-track suggella la loro collaborazione con la rossa cantante dell’Oklahoma ed è una pregevole ballata.Il disco in questione è un’altra collezione di notevoli canzoni scelte e scritte con  grande gusto e sensibilitá. La varietá dei temi lo rende particolarmente appetibile sia a coloro che seguono la scena di Nashville sia a quelli che dalla country music pretendono un attaccamento alle radici che molte volte in questi anni si è dimenticato.

Due ottimi esempi di questo sono rappresentati da covers molto riuscite: Brand New Whiskey del texano Gary Stewart e Husbands And Wives del grande Roger Miller. Da citare ancora Born And Raised In Black And White giá incisa da Mark Collie e dagli Highwayman, la splendida e messicaneggiante South Of Santa Fe’, How Long Gone scritta da Shan Camp e Way Gone, ma come al solito è l’album nella sua completezza che è da apprezzare e da gustare.

Circa un anno e mezzo dopo è la volta di Tight Rope, un disco nel quale Brooks & Dunn prediligono le ballate e i brani midtempo a scapito di quelli piú rockeggianti. E’ quindi un album da ascoltare piú volte per approfondire le melodie e la musicalitá che anche in questo caso non deludono.

Goin’ Under Gettin’ Over You è un marchio di fabbrica del suono Brooks and Dunn, Hurt Train, Too Far This Time, Don’t Look Back Now e Texas And Norma Jean sono tra le ballate piú riuscite mentre Temptation n.9 e Beer Thirty sono gli isolati rock.

Brooks & Dunn sono nel mondo della country music il punto d’incontro tra Nashville e quello che di alternativo propone il mercato americano. Un amalgama molto riuscito di due personalitá e due voci che hanno scritto alcune tra le pagine piú belle di questi ultimi anni nell’ambito country. L’unica cosa che dispiace molto agli appassionati non americani è la loro rinuncia ad esibirsi al di fuori dei confini statunitensi, appagati dal loro grande successo in patria e non convinti di un possibile notevole riscontro all’estero.

E’ un vero peccato non poter assistere anche qui in Europa ad uno dei loro trascinanti concerti live. Per ora accontentiamoci dei loro splendidi albums.

Discografia:
Kik Brooks (Capitol, 1989)
Brand New Man (Arista, 1991)
Hard Workin’ Man (Arista, 1993)
Waitin’ On Sundown (Arista, 1994)
Borderline (Arista, 1996)
If You See Her (Arista, 1998)
Tight Rope (Arista, 1999)

Principali apparizioni:
Common Thread: The Songs Of The Eagles (Giant, 1993)
(Best Of My Love)
Tribute To The Music Of Bob Wills (Liberty, 1993)
(Corina, Corina)
Red, Hot + Country (Mercury, 1994)
(Folsom Prison Blues con Johnny Cash)
Mama’s Hungry Eyes (Merle Haggard Tribute) (Arista, 1994)
(Tonight The Bottle Let Me Down)
8 Seconds (colonna sonora) (MCA, 1994)
(Ride ‘em High, Ride ‘em Low)
Peace In The Valley (Arista, 1997)
(I Ain’t Singin’ That Song No More)

Remo Ricaldone, fonte Country Store n.53, 2000

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