Burrito Deluxe - Georgia Peach cover album

Titolo: Georgia Peach, ovvero G.P, ovvero Gram Parsons. Autore: Burrito Deluxe, ovvero il titolo del secondo album dei Flying Burrito Brothers. Le credenziali di questi Burrito Deluxe: ideatore della formazione è Tommy Spurlock, con un passato alla pedal steel con gli Highway 101, una lunga attività di session fra le country star di Nashville e più recentemente alcune produzioni eccellenti per David Olney e Chip Taylor; accanto a lui soprattutto Garth Hudson, la mente creativa di The Band e soprattutto Sneaky Pete Kleinow, la pedal steel dei Burrito, quelli originali.
Crediti autorevoli per aspettarsi, come tutto lascia supporre e come peraltro gli stessi protagonisti annunciano, un tributo ai Burrito e Gram Parsons. Un tributo atipico tuttavia, e basta scorrere le canzoni per rendersene conto. Ci sono alcuni classici dei FBB, come Wheels e Christine’s Tune; Hickory Wind di Parsons e anche cover di Streets Of Baltimore, di Tompall Glaser, o She Once Lived Here, introdotta dallo stesso Parsons, ma accanto a queste, anche canzoni nuove di zecca, come la conclusiva G.P. o cover un po’ meno azzeccate, almeno filologicamente, come la pur carina Call It Love, già hit per i Poco.

Il tutto riesce comunque a stare assieme senza grandi scossoni, in una ‘rendition’ sonora piacevolmente retro, a volte peraltro un po’ troppo seduta. Eccellenti le armonie vocali, giocate tra tre solisti (oltre a Spurlock anche Willie Watson, il più giovane della compagnia, e il veterano Carlton Moody), impeccabili gli intrecci di chitarre e da antologia gli interventi di Sneaky Pete, il disco scivola lungo una quieta e rassicurante ‘country road’ priva di curve e di salite. Ciò che pare mancare, ma non dimentichiamo che Sneaky Pete ha quasi settantanni e i suoi complici Hudson e Spurlock sono solo meno anziani, è ciò che caratterizzava davvero la proposta dei primi originali Burrito e in generale l’approccio di Parsons al country, riverente ma iconoclasta.

Lamon 10299 (Traditional Country, Country Rock, 2002)

Mauro Eufrosini, fonte JAM n. 92, 2003

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