Lo avevamo conosciuto perchè cantava una canzone molto orecchiabile e dal titolo accattivante, ci era piaciuta l’energia dei suoi pezzi, la sua presenza live assolutamente coinvolgente, lo avevamo fatto entrare di diritto nella nostra personalissima hall of fame, anche lui come gli altri, compagno della nostra febbrile passione musicale.
Non può che essere un piacere per chi scrive e per tutti coloro che hanno ballato e cantato sulle note di Laredo e My Love Goes On And On, ritrovare Chris Cagle, parlare del suo buon inizio di carriera e del suo nuovo album, ma anche di un brutto periodo che sembra oggi ormai definitivamente lasciato alle spalle.
Chris Cagle arriva sulle scene musicali di Nashville nell’agosto del 1994 dal Texas dove è cresciuto a Baytown una cittadina poco lontano da Houston nella quale si era trasferito ancora piccolo dalla nativa Louisiana.
Da subito si mette in luce per la sua carica di energia che gli deriva dalla passione giovanile per gruppi e artisti rock tra cui AC/DC e Lynyrd Skynyrd e che riesce a trasportare in ogni canzone, canzoni che sono in gran parte scritte dallo stesso e che gli aprono le prime porte a Music City garantendogli una buona considerazione nell’ambiente.
Oltre alla musica rock, nelle influenze giovanili c’è tanta musica country, soprattutto quella di texani doc come George Strait e Willie Nelson ma anche le canzoni e le atmosfere emozionanti di Conway Twitty.
Il suo approccio alla musica è schietto e diretto, lavora sodo in studio per curare al meglio i propri pezzi e quando sale sul palco si concede al pubblico senza risparmiarsi, l’unico modo, a suo dire, per riuscire a ritagliarsi uno spazio e far breccia nel cuore di chi ascolta.
Il debutto discografico di Chris avviene nel 2000 con l’album Play It Loud, un titolo che dice già molto sulle idee musicali dell’artista che ama particolarmente le ritmiche sostenute, ballabili e spesso sconfinanti in atmosfere rock. Il disco vive una particolare vicenda che però non è così rara a verificarsi nell’industria discografica, Play It Loud viene pubblicato dalla Virgin Nashville che distribuisce anche il primo singolo tratto dal disco, My Love Goes On And On, capace di raggiungere la top 15.
Ma proprio mentre il nome di Cagle viaggiava a metà tra anonimato e popolarità, a soli tre mesi di distanza dalla pubblicazione del disco, la divisione di Music City della Virgin chiudeva i battenti lasciando il giovane cantante senza contratto. Fortunatamente il periodo di incertezza durava molto poco perchè la EMI, compagnia parente della Virgin, si fece avanti proponendo a Cagle un nuovo accordo che lo avrebbe fatto entrare alla Capitol Nashville.
Un cambiamento non facile, specie per un giovane agli inizi di carriera, un cambio totale di squadra e collaboratori proprio nel momento in cui Chris sentiva di aver trovato il giusto affiatamento e buone sinergie. Ma tant’è… la Capitol decide di promuovere come secondo singolo dell’album la ballata Laredo, un mid-tempo incentreato sui poteri romantici della città texana, pezzo ispirato a Cagle dall’ascolto di Galvestone di Glen Campbell.
Mentre la canzone scalava prepotentemente le classifiche, nei dirigenti della Capitol cominciava a prendere corpo l’idea di rieditare il disco, l’idea divenne progetto dopo aver ascoltato un live del cantante nel quale era stata inserita un versione acustica di un nuovo brano intitolato I Breath In, I Breath Out. Dopo poco meno di un anno, un nuovo Play It Loud veniva messo sul mercato dalla nuova casa discografica, con una veste grafica completamente nuova, tutte le dieci tracce presenti nell’originale, due nuove canzoni, la già citata I Breath In, I Breath Out (singolo che diventerà numero uno in classifica) e Are You Ever Gonna Love Me.
Il secondo esordio di Chris Cagle sorpassa in un mese le 80.000 copie vendute dalla prima edizione e, supportato da un sorprendente successo radiofonico, viaggia spedito verso il riconoscimento del disco d’oro. Il grande popolo degli appassionati di musica country ha ormai imparato a conoscere questo artista texano, anche grazie alla sua particolare attitudine all’esibizione live, il momento in cui tutte le doti di intrattenitore di Cagle vengono in luce in tutta la loro forza.
Un inizio così travagliato non poteva avere un seguito facile ed immediato.
Passa infatti qualche anno, arriviamo al 2003, prima di ritrovare un nuovo lavoro del texano sugli scaffali dei negozi. Il nuovo album, il vero esordio per la Capitol Nashville si intitola semplicemente Chris Cagle e riconferma tutte le buone impressioni suscitate dal primo disco. Di più, il cd regala ulteriori conferme sulle capacità di Cagle in veste di autore, una vena sempre più matura che qui viene messa alla prova in nove tracce delle undici comprese.
Si apre con le note di pianoforte che introducono What A Beautiful Day, canzone solare dall’andamento coinvolgente, primo singolo dell’album incentrato sull’evoluzione di un amore dal primo saluto fino alle celebrazioni per cinquant’anni di vita insieme. Un primo bell’esempio delle doti di Cagle, in grado di catturare la realtà più semplice e comune e metterla in musica.
Altro successo radiofonico è rappresentato dalla rockeggiante Chicks Dig It, simpatica e sfrenata storia sulle cose che si fanno per cercar di fare colpo su una ragazza.
Uno dei due pezzi non usciti dalla penna del texano è la ballata Look What I Found, scritta da due autori di lusso come Brett James e Don Shlitz; la canzone porta in luce nel miglior modo possibile la voce di Chris capace di abbandonare l’aggressività dei pezzi più ritmati per colorarsi di sonorità dolci e confidenziali.
L’altro brano scelto ma non scritto dal cantante è invece l’incalzante Everything firmata Frank Rogers e sostenuta dal bel lavoro di batteria e chitarra elettrica.
Il lavoro di collaborazione nella scrittura dei pezzi con il fidato Monty Powell viene confermato in canzoni come Night On The Country, It Takes Two o I Love It When She Does That, in quest’ultima la storia d’amore viene raccontata con toni meno romantici e più diretti.
Qualche parola sui musicisti che accompagnano Chris Cagle in questa avventura, il chitarrista texano John Carroll, già presente in Play It Loud, Ilya Toshinskiy, banjoista, mandolinista e chitarrista dei Bering Strait, Jonathan Yudkin a mandolino, arpa celtica e fiddle, il batterista Chris McHugh protagonista della sezione ritmica.
Anche durante la promozione di questo secondo album, il nostro incappa in una inaspettata difficoltà. Nei primi mesi del 2004 la voce di Chris Cagle risente dell’affaticamento ed i medici prescrivono al texano un periodo di riposo medio lungo. Ancora una volta Chris deve interrompere il proprio lavoro e pensare ad altre cose, distanti dalle luci del palcoscenico.
Fortunatamente, grazie alla tenacia che ha sempre contraddistinto il ragazzone, il tempo di riposo e cure, consente al cantante di recuperare pienamente le forze per ricominciare un’altra volta il proprio percorso artistico.
Siamo alla storia recente che ci riconsegna un artista pieno di entusiasmo, con una agenda ricca di impegni e con un bagaglio di esperienze arricchito, non da ultimo, una qualità artistica che ne ha fatto uno dei nuovi nomi accolti con maggior calore dal pubblico americano.
Roberto Galbiati, fonte Country Store n. 71, 2004