Secondo album solo per Chris Hillman che gioca sorridente in riva al mare con un aquilone a forma di serpente. Grossa sorpresa. Il disco infatti è intenso, consistente, lucido ed aggressivo. In una parola: davvero molto bello. Personalmente non ero stato troppo convinto dalla sua precedente prova (sempre su Asylum) un po’ troppo uniforme e pretenziosa, pur con diversi spunti significativi. Nessun dubbio invece per questo Clear Sailin’, annunciato per luglio e rinviato a settembre per volontà dello stesso Hillman intenzionato a sostituire due pezzi della raccolta già pronta.
L’ex Byrd sprizza entusiasmo e vivacità ed appare in un momento di genuina ispirazione. La musica che si ascolta scorre limpida e spumeggiante, senza soste né pause. Ciò soprattutto perché Chris ha inciso l’album affiancato dalla sua band (più un piccolo contributo dei Firefall Jock Bartley e Michael Clarke e di Tim Schmit e Bobby LaKind), preferendola a pur quotati musicisti di studio. Di essa fanno parte: Richard Marx, di Boulder (chitarra e voce) ottimo cantante ed autore, John Brennan (chitarra solista) cresciuto con Bernie Leadon, Skip Edwards (pedal steel keyboards) che ha lavorato con Johnny Rivers ed ha partecipato ad alcune sessions, Merel Bregante (batteria) e Larry Sims (basso) provenienti dal gruppo di Loggins & Messina, Joe Lala che non ha bisogno di presentazioni e Al Garth altro e Loggins & Messina e Poco. Quest’ultimo con il suo sassofono, che alterna al violino, aggiunge un gustoso sapore di R & B all’intero disco, che richiama alla mente Last Of The Red Hot Burritos, un altro superlativo sforzo di Hillman che sa di questo genere musicale.
I brani contenuti sono travolgenti e grintosi; apre Nothing Gets Through di Hillman e Peter Knobler, editore del mensile musicale Crawdaddy, un country rock molto bello cantato parzialmente a due voci. Fallen Favorite (Knobler – Hillman) è un’incantevole ballata con dolci interventi di steel guitar e violino, Quits, amara testimonianza di un amore finito, che porta la firma del cantautore Danny O’Keefe è a mio parere il miglior brano presente, quello in cui Chris raggiunge le tonalità più poetiche. Hot Dusty Roads (Hillman – Knobler) è un aggressivo rock che precede Heartbreaker (Wolfert – Bayer Sager) la canzone forse più melodica, che si trasforma nel finale strumentale sostenuto da basso, batteria, percussioni e chitarra elettrica in primo luogo.
La seconda facciata offre subito un pezzo trascinante ed elegante insieme, Playing The Fool di Hillman e McCorison (un cantautore di cui Chris ha recentemente prodotto il primo album per la MCA) con le due chitarre conduttrici che tessono un prezioso lavoro; Lucky In Love (Knobler – Hillman) ricorda il ritmo dei migliori Loggins & Messina con l’aggiunta di qualcosa in più, Rollin’ And Tumblin’ firmata dal solo Chris ha un andamento originale, introdotta da un tenue violino si spinge poi su cadenze corpose ed incalzanti. Ain’t That Peculair (Robinson – Moore – Rogers – Tarplin) è l’R&B per eccellenza, mentre Clear Sailin’ stupendo brano che chiude la raccolta, dandole anche il titolo (composto da Hillman con Rick Roberts e Richard Marx) mette in luce le qualità vocali di quest’ultimo in un’atmosfera dolcissima. Non c’è nessun bluegrass presente, forse perché Hillman ha voluto mantenere compattezza e coesione nel disco, avendo già dichiarato comunque la sua intenzione di incidere un LP interamente dedicato a questa musica nell’immediato futuro.
In un altro progetto egli è coinvolto, cioè il ritorno dei Byrds. Non mi è dato di sapere a tutt’oggi come stiano andando le cose. E’ sfumata tuttavia l’occasione di vedere il gruppo riformato (McGuinn, Hillman insieme con Rick Vita e Greg Thomas) in Germania ai primi di settembre ad un festival rock organizzato nei pressi di Brema. Speriamo che ciò sia dovuto a motivi organizzativi e non ad eventuali ripensamenti di uno dei due originali Byrds. Adesso sembra che McGuinn e Gene Clark facciano insieme una tournée acustica. Accontentiamoci per ora di godere appieno questo straordinario album.
Asylum 7E-1104 (Country Rock, 1977)
Raffaele Galli, fonte Mucchio Selvaggio n. 2, 1977
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