Austin, Texas è giustamente considerata la ‘live music capital of the world’ per la costante ed ampia proposta di concerti che tocca tutti i generi, dai suoni più ‘roots’ (country, folk, blues) alle sonorità più moderne.
Il ‘cuore’ di Austin da questo punto di vista è Sixth Street con i suoi innumerevoli club, bar e ristoranti. ‘Babe’s’ è un piccolo bar suddiviso in due parti, dove su due palchi distinti si esibiscono ogni sera interessanti nomi della scena locale, con particolare attenzione per gruppi rock e talvolta country.
La sera del 5 luglio 1999 la proposta è molto interessante: Dale Watson e Cory Morrow con la sua band. La scelta cade su una delle figure emergenti della scena country’n’roll di Austin, Cory Morrow. I suoi due albums (un terzo è purtroppo fuori catalogo) sono un freschissimo excursus della più genuina tradizione texana, con nel cuore Chris Wall (presente in veste di spettatore e amico), Robert Earl Keen, Guy Clark, Jerry Jeff Walker, Steve Earle e Townes Van Zandt.
Cory Morrow sale sul piccolo palco di ‘Babe’s’ assieme al trio che lo ha accompagnato nell’omonimo disco del ’97: Ryan Lynch al basso, Jens Pinkernell alla chitarra ritmica e Brian Ferriby alla batteria, più un secondo chitarrista. Grande grinta e simpatia sono le caratteristiche che subito colpiscono di Cory Morrow, molto ‘caricato’ probabilmente dalle feste per l’Indipendence Day appena trascorso.
Scorrono in sequenza molti brani apprezzati su disco, arricchiti da un tocco inevitabilmente più rockeggiante. Texas Time Travelin’, The Man That I’ve Been, The Way Things Used To Be, The Preacher sono tra gli highlights di un concerto nel quale tra Cory Morrow e il pubblico (almeno per quanto riguarda quello stipato sotto il palco) si instaura subito il giusto contatto, un pubblico che dimostra di conoscere bene il musicista e il suo repertorio.
Poche ma trascinanti le covers: World Through A Windshield, già cavallo di battaglia di Commander Cody e i suoi Lost Planet Airmen e ripreso in studio da Cory e Folsom Prison Blues di Johnny Cash sono riproposte in versione eccellente.
In conclusione una serata positiva che ha messo in luce un musicista che è una delle realtà della musica texana e che merita una fama che travalichi i confini (comunque molto ampi!) del Texas.
Tra le note ‘stonate’, un volume del suono eccessivo per un locale molto piccolo come il ‘Babe’s’, concepito e strutturato come un tipico bar e il comportamento di una parte del pubblico, quello più distante dal palco, evidentemente venuto solo a bere qualcosa, che ha per buona parte del concerto fatto la solita ‘caciara’. Tutto il mondo è paese.
Remo Ricaldone, fonte Country Store n. 51, 2000