CMA Awards

In una sgargiante edizione degli Awards annuali, la Country Music Association ha rinnovato il prestigioso appuntamento annuale con i fans di tutto il mondo e la discografia. Un rito che rinsalda i legami della grande famiglia del country e che ha i connotati del grande evento televisivo: più di 40 gli artisti che vi hanno partecipato e 27 che si sono esibiti contribuendo al successo di quella che è definita la Country Music’s Biggest Night, il primo show di premi musicali in TV avviato nel 1968. I vincitori sono stati votati dai 5000 professionisti del settore membri internazionali della CMA.

Trionfatore, con ben cinque Awards, ne è uscito Alan Jackson a coronamento di un anno straordinario, indubbiamente il migliore della sua carriera: Entertainer of the Year (il premio più prestigioso), album (Drive), Male vocalist, Song (Where Were You When the World Stopped Turning?), Single (lo stesso).
Del resto non poteva essere diversamente con un album eccezionale e una canzone che non esito a definire la nuova Blowin’ In the Wind.
Dedicata all’11 Settembre e scritta nell’immediatezza dei fatti, descrive con gusto, delicatezza poetica e pathos l’insieme di sentimenti e comportamenti del cittadino comune alla notizia della tragedia. Chi non l’avesse ancora, non esiti a procurarsi l’album, un must anche per chi non è un affezionato fan di country music, perché ne trascende decisamente i confini (in fondo, come era definibile Blowin’ in the Wind quando venne diffusa? Non era beat, non era folk, non era rock?). Niente quindi da spartire con l’altra ‘nominata’ sullo stesso tema, Courtesy Of The Red White And Blue (The Angry American) di Toby Keith, non sgradevole nel ritornello, ma decisamente retorica, rozza nel testo e nell’esecuzione, adatta ad una platea disposta più che altro a farsi incitare, come appunto la truppa mostrata nel relativo video.

Gli altri Awards sono andati a: Rascal Flatts (Horizon-nuovi talenti), Martina McBride (Female Vocalist), Brooks & Dunn (Vocal Duo), Dixie Chicks (Vocal Group), I’m Gonna Miss Her (The Fishing Song) Brad Paisley (Music Video), Mendocino County Line Willie Nelson & Lee Ann Womack (Vocal Event), Jerry Douglas (Musician). Ai Bellamy Brothers è andato, prima dello show, l’estemporaneo Artist Achievement Award.
A presentare la serata, per l’undicesima volta di seguito, quel simpaticone di Vince Gill che ha anche presentato Next Big Thing, una delle canzoni dal suo prossimo album in uscita all’inizio del 2003.
L’apertura dello show è stata affidata ad una Shania Twain, bellissima, di ritorno su un palco televisivo dal 1999 che ha solcato l’auditorium in sella ad una Harley fino a raggiungere la scena e offrire in anteprima il nuovo single I’m Gonna Getcha Good! che ci aspettiamo a breve di sentire in Europa totalmente stravolto, magari ri-arrangiato a dance, per la gioia dei nostri critici musicali e delle folle da discoteca.

A mio parere, gli acts rilevanti, nel corso dello show (durato circa tre ore) sono stati: Nickel Creek, nuovo gruppo di bluegrass-fusion, con la title track del loro prossimo album This Side, Kenny Chesney, ‘il più celebre scapolo del country’, con A Lot Of Things Different, una canzone di Bill Anderson e Dean Dillon sulle occasioni mancate della vita, Brad Paisley con la simpatica I’m Gonna Miss Her (The Fishin‚ Song), i Rascal Flatts con These Days dal nuovo album Melt che ha debuttato immediatamente al primo posto della classifica Billboard dei Top Country Albums, Alison Krauss & Union Station con The Lucky One, eseguita con il consueto garbo e con Jerry Douglas al dobro, Brooks & Dunn con la nuova Every River, Lee Ann Womack con la tradizionale He’ll Be Back scritta dai texani Red Lane, Hank Cochran e Dale C. Dodson, Travis Tritt con una medley dedicata a Waylon Jennings mentre alle sue spalle un video celebrava la vita e la carriera del grande outlaw recentemente scomparso, Dolly Parton e il Chris Church Choir con Hello God, un simil-gospel dedicato all’11 Settembre, George Jones che ha riproposto He Stopped Loving Her Today, il fascinoso Keith Urban con la sua nuova, più che gradevole Somebody Like You, Joe Nichols con la bellissima The Impossibile, George Strait con la non travolgente ma già top seller She’ll Leave You With A Smile.

Oltre a quelle, abbiamo assistito alle performances di Toby Keith con Who’s Your Daddy?, dall’album Unleashed, Montgomery Gentry con la brutta My Town (è da quest’estate che ce la propinano in ogni occasione), Faith Hill con When The Lights Go Down, anteprima dal nuovo album Cry, Martina McBride (Concrete Angel), Deana Carter (Strawberry Wine), Kellie Coffey (When You Lie Next To Me), Rebecca Lynn Howard (Forgive), Carolyn Dawn Johnson (One Day Closer To You), Phil Vassar (American Child), Darryl Worley (I Miss My Friend).
Lo show include tradizionalmente la cerimonia di ‘induzione’ nella Hall of Fame di artisti che in varia misura hanno fatto storia e incassi con il loro talento e le loro carriere. Si tratta di un riconoscimento importante che introduce l’artista nel pantheon delle star, insieme ai Padri Fondatori (Carter Family, Jimmie Rodgers, Hank Williams, ecc.), uno spazio ideale, quasi spirituale nell’ambientazione dell’apposita ala dello spettacolare edificio-museo sulla street.
Quest’anno, sono state ufficialmente ‘indotte’ nella Hall of Fame due leggende viventi del Nashville Sound moderno: Porter Wagoner e Bill Carlisle.
Lo show degli Awards è stato teletrasmesso negli USA dalla CBS, in Gran Bretagna da BBC2 ed in quasi tutto il mondo occidentale, più Giappone, Brasile, Sudafrica per una platea di circa 38 milioni di spettatori.

Fabrizio Salmoni, fonte Country Store n. 65, 2002

Link amici

Comfort Festival 2024