Country Store incontra Billy Hoffman & Joe Stampley

Se il primo nome non vi dice molto, siete scusati, si è affacciato da poco sulla scena del mercato discografico dopo però una lunga ed apprezzata attività live. Nativo dell’Oklahoma, di lui dicono che sia nato per esibirsi e a vederlo dal vivo c’è da crederci. Il disco d’esordio si intitola All I Wanted Was You e si apre proprio con la title track, una ballata scritta da Jon Bon Jovi, introdotta da una bella steel e mandolino e che Hoffman interpreta in modo convincente. Il disco è ben bilanciato ricco di spunti interessanti che vengono sia dai lenti come I Go Crazy sia dai pezzi dal sapore più rock come You’re The Ticket o One Bad Habit uno dei pezzi scritti dallo stesso interprete.
Da segnalare ancora Crossing Fences, una moderna cowboy song sulla vita di campagna e la finale Saved By A Southern Bell, un honky tonk ben sostenuto dalla chitarra elettrica di Jeffrey King e dal piano di Tennis Burnside. Tutto le 10 tracce del disco sono più che piacevoli anche grazie alla bella voce di Billy che a mio avviso avrebbe meritato una grande casa discografica senza nulla togliere alla indipendente Critter Records.
Il secondo, vale a dire Joe Stampley è uno dei personaggi che hanno fatto la storia del genere con una carriera di tutto rispetto sia come solista sia in duo con Moe Bandy, una esperienza quella di Moe & Joe che fruttò qualche hit e soprattutto un paio di award come miglior duo country. Oggi fa il produttore e proprio lui ha curato l’album di Billy Hoffman. Entrambi hanno tanto da raccontare di passato, presente e futuro e questa è la trascrizione della chiacchierata che abbiamo fatto a Nashville negli uffici della Webster Associates nel cuore di Music Row.

CS: Il tuo album d’esordio è uscito da poco, come ti senti al riguardo?
JS: Sono felice ed orgoglioso del lavoro fatto. Per me è magnifico.
Abbiamo studiato e preparato a lungo questo progetto, scegliendo la musica che ci piaceva di più. Sai, ti trovi a valutare un sacco di belle canzoni e devi scegliere le migliori tra alcune che hai scritto e altre scritte da altri autori.
Credo che il risultato sia buono, un disco da ascoltare pezzo per pezzo e che contiene buona musica. Anche se non amo ascoltarmi cantare, credo che al pubblico piacerà proprio perché le canzoni sono belle canzoni e la musica è di qualità. Abbiamo cercato di trovare uno stile bilanciando ballate e pezzi più ritmati gli stessi che hanno caratterizzato la mia lunga attività live. L’approccio con l’album è stato diverso, nei concerti dal vivo oltre alla qualità musicale è fondamentale intrattenere il pubblico con uno spettacolo coinvolgente, quando mi sono trovato a registrare, tutte le attenzioni erano rivolte alla musica, alla voce a fare un qualche cosa che la gente potesse apprezzare ascoltando nel proprio salotto o alla guida della macchina.
CS: Non c’è dubbio che questo sia per te un momento importante per tua carriera, ma come e quando hai deciso di intraprendere questa strada?
JS: Non credo di aver mai pianificato di fare questa vita, è successo e basta. Credo che un musicista nasca con qualcosa dentro che lo porta a perseguire un certo tipo di carriera…finché diventa un vero e proprio lavoro. Solo quando arrivi a certi traguardi, come nel mio caso il disco d’esordio e sempre più pubblico ai concerti, solo allora ti accorgi che stai realizzando uno dei sogni che facevi da bambino, quando si sogna di essere il più forte giocatore di football o il miglior dottore o il presidente della nazione e così via. Per me vedere gente che viene a sentirmi è la realizzazione di un sogno che non ho mai pianificato, ho semplicemente seguito la mia strada e credo che se hai tenacia e abbastanza amore per ciò che fai, allora puoi arrivare ai livelli successivi come ho fatto io.grazie anche all’aiuto di Joe e di tutti quelli che hanno lavorato con me al disco.

CS: Joe, come hai conosciuto Billy e come hai deciso di lavorare con lui?
JS: Ci siamo conosciuti in occasione di un concerto in Oklahoma, lui venne da me chiedendomi se volessi produrre qualche suo pezzo. Accettai e decidemmo di fare un piano di lavoro, Billy venne a Nashville e per prima cosa cantò su alcune tracce che avevo preparato, solo per vedere come si trovava con il sound dello studio. Poi ho formato un gruppo di musicisti che mi piacciono ed abbiamo iniziato il lavoro con loro. In studio è stato magico, si cercavano le soluzioni migliori ed immediatamente eravamo in sintonia perfetta, è stato un vero e proprio lavoro di squadra. Ti faccio qualche esempio, se ascolti I Go Crazy la seconda traccia del disco ti accorgi che la prima strofa è quasi sussurrata, avevamo già registrato il pezzo quando ascoltandolo con Billy gli proposi di provare a cantare la prima parte quasi come se stesse parlando con qualcuno, così abbiamo rifatto il brano e la nuova versione è risultata quella che tutti preferivano. Lo stesso è successo per alcune parti del singolo All I Wanted Was You, io proponevo e Billy ed il gruppo afferravano al volo l’idea e la realizzava…come dicevo prima un bel lavoro di squadra, mi è piaciuto lavorare con lui.
CS: Immagino che per te sia stato importante avere al tuo fianco un produttore del calibro di Joe Stampley?
BH: Sicuramente per me è stato fantastico poter lavorare con un uomo che ha fatto così tanto in questo ambiente. Ho potuto imparare molto e mi è stato di molto aiuto nel realizzare ciò che avevo in mente. In più ci siamo trovati subito e sempre in sintonia, la pensiamo allo stesso modo su questo lavoro, io ho fiducia in lui e per questo cerco di seguire le sue indicazioni, lui ha avuto fiducia in me abbastanza da ascoltare le mie idee. In questo modo il lavoro si è potuto svolgere in modo perfetto. Eravamo tutti e due determinati ma anche pronti a raccogliere i suggerimenti dell’altro, provavamo una cosa e si ascoltava il risultato e se non era soddisfacente provavamo altre soluzioni e così via. E’ stato veramente magico il modo in cui ci siamo intesi durante la registrazione.

CS: Credo sia stato altrettanto magico per te esibirti al Ryman?
BH: Senza dubbio, non riesco veramente ad esprimerti quanto sia stato emozionante per me trovarmi lì ed esibirmi su quel palco. E’ stato uno dei momenti più intensi della mia vita, sebbene la musica non sia l’unica cosa per me, ci sono la mia famiglia e la religione che sento come più importanti ma non ti nascondo che in questo periodo il mio lavoro mi sta dando grandi soddisfazioni, il disco, lavorare con Joe ed esibirmi in un luogo così ricco di storia come il Ryman.
Sono felice perché sto facendo una cosa che amo.
CS: Qual è il tuo rapporto con i tuoi fans?
BH: Ottimo, mi piace incontrali dopo i miei concerti, cercare di accontentare le loro richieste. Senza tutta la gente che mi segue e che in generale sostiene gli artisti comprando i dischi e partecipando agli show, nessuno di noi avrebbe la fortuna di fare questo lavoro, per questo trovo giusto che si trovi il tempo per dire loro grazie per il supporto che danno alla mia carriera. Per esempio il Fan Fair è una splendida manifestazione anche per noi artisti proprio perché ci da l’occasione di vedere tutta la gente che ci ama e di sentire più forte il loro calore, quando partecipavo al festival come spettatore mi chiedevo sempre che cosa provassero gli artisti, ora che lo vivo da questa parte lo so e devo dire che mi piace.
Sai chi sono le persone più importanti nel music business […si inserisce Joe Stampley] gli autori delle canzoni! Senza quella canzone non ci sarebbe niente, nessun cantante, nessun produttore niente di niente.

CS: Per te Joe come è scoccata la scintilla d’amore per il mondo della musica?
JS: Ascoltando le canzoni di Hank Williams da bambino quando vivevo nel nord est della Louisiana ed Hank cantava ogni sabato sera al Louisiana Hayride trasmesso dalla KWKH e che io non mancavo di ascoltare. Poi vennero Little Richard, Jerry Lee Lewis, Elvis Presley, Chuck Berry, amavo quella musica che usciva da quella piccola AM radio, da bambino mi mettevo di fronte allo specchio e cantavo quelle canzoni e mi piaceva così tanto che capii subito che quello sarebbe stato il mio futuro, volevo far parte di quel mondo. Così è stato, dal 1964 la musica è stata la mia vita, per tutti gli anni sessanta ho fatto parte di un gruppo rock’n’roll, poi ho avuto un buon successo nel country come solista ed in coppia a Moe Bandy con cui formai un duo chiamato Moe And Joe.
CS: Billy, quali sono state le tue più importanti influenze?
BH: Sono state molte, noi tutti viviamo i cambiamenti della musica, inizialmente una delle mie maggiori influenze furono le canzoni di Glen Campbell che mia madre e mio padre ascoltavano molto, poi sono passato alla musica di gruppi come gli ZZ Top e Eagles. In realtà mi piace seguire diversi generi musicali, mi piacciono l’opera e la musica orchestrale, così come amo le canzoni di alcuni gruppi vocali del nuovo movimento r’n’b come le TLC. Da tutti i tipi di musica si può trarre qualche buona indicazioni ad esempio per quanto riguarda le harmonies o altri piccoli particolari negli arrangiamenti, non mi piace restare chiuso nel mio guscio anche se continuo a considerare quello che faccio country music. Questo però non può diventare una barriera per la mia carriera, non mi vergogno, anzi vado fiero di essere catalogato come artista country, ma questa musica oggi ha fatto grossi progressi dal punto di vista della produzione, progressi che ci permettono di sperimentare cose nuove e di raggiungere un pubblico più vasto soprattutto tra i giovani.

CS: A tal proposito, si fa un gran parlare della situazione attuale della musica country, troppo pop, troppo poco e così via, voi che ne pensate?
JS: Ray Price è stato uno dei più grandi cantanti di country pop, e ancora oggi è considerato un grande semplicemente perché faceva ottima musica, il resto non conta. Alcuni anni fa T.Graham Brown ha inciso Turn The Water Into Wine, come classificheresti quella canzone? Era meravigliosa ecco come la definirei. Quando lavoravo con Moe Bandy facevamo canzoni che erano country al 100%, contemporaneamente nella mia attività da solista ho scritto pezzi più pop rock. Quello che voglio dire è che la country music è forse l’unico genere musicale che ti permette di far confluire diverse influenze…BB King è stato sul palco della Grand Ole Opry così come James Brown e cosa significa questo se non la possibilità di aprirsi a qualunque influenza che venga da grandi artisti e grande musica.
Un’altra cosa importante è questa, al di là di ogni discorso, c’è qualcosa nel sound della musica rock che la gente amerà sempre, quel qualcosa che ti fa muovere e che si fonde alla perfezione con la musica country …prendi ad esempio Garth Brooks, lui è sempre stato un fan del gruppo rock Kiss, ha saputo combinare nei suoi spettacoli il sound country e quello rock ed ecco l’artista che ha venduto di più nella storia della musica.
BH: Come dicevo prima. le nuove tecnologie ti consentono produzioni molto più sofisticate rispetto al passato, non credo che questo porti la musica country a diventare pop, in tutti i dischi di oggi puoi ascoltare ancora fiddle e steel guitar, che poi lo si voglia chiamare country pop, va bene ma non mi piace che si usi questa definizione in termini negativi.

Roberto Galbiati, fonte Country Store n. 62, 2002

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