Cowboy Junkies – Black Eyed Man cover album

Nuovo lavoro per il giovane e più che promettente gruppo canadese autore di una musica che mescola sapientemente blues, country e pop con atmosfere morbidissime e quasi sussurrate.
Black Eyed Man si stacca dai lavori precedenti per un beat e una struttura ritmica un po’ più energetica rispetto al passato. “E’ stata una scelta consapevole” confessa Michael Timmins, chitarrista, autore e produttore dei Cowboy Junkies “e non pensiamo che questo possa mutare l’immagine pulita e delicata del nostro gruppo”.

“Abbiamo anche deciso di usare armonie vocali” sottolinea Margo Timmins, la sottile cantante “perché da sempre la nostra musica era adatta a questo tipo di arrangiamenti. Solo che in precedenza non mi sentivo pronta ad affrontare questa sfida”. Grande estimatrice di Emmylou Harris (“ammiro la sua immagine artistica e la sua naturalezza nel canto”), Margo ha confessato di ispirarsi molto anche ai 10.000 Maniacs e di avere una passione per Roy Orbison.
Già il primo brano, Southern Rain, fa assaporare la scelta strumentale più completa e più trascinante rispetto agli standard a cui i Cowboy Junkies ci avevano abituati. Qui e là affiorano precisi riferimenti agli stilemi della new country music come nella deliziosa A Horse In The Country (“ma non vogliamo ricorrere alle sofisticate tecnologie del suono nashvilliano, preferiamo una architettura più semplice”).

Due le presenze di rilievo in Black Eyed Man: una, quella di John Prine, in un duetto vocale con Margo, nella appassionante If You Were The Woman And I Was The Man impreziosita da un raffinato assolo di clarinetto. L’altra quella di Townes Van Zandt in veste di compositore con Cowboy Junkies Lament e To Live Is To Fly e come ispiratore del brano Townes’ Blues. Van Zandt ha fatto un lungo tour negli States con i Junkies e sono previste ulteriori collaborazioni con il gruppo.

Da segnalare infine la ispiratissima ballata acustica The Last Spike che ripropone la formula più consueta della band canadese: atmosfere rarefatte, dolcezza di intenti, confidenzialità. Un album piacevole e sofisticato, come nella migliore tradizione del gruppo, ma più fresco ed eccitante delle prove precedenti. Pur non rinnegando il passato, i Cowboy Junkies dimostrano di poter crescere e di consolidare l’immagine di classe e di pacatezza che ha permesso loro di farsi notare nel grande calderone del rock internazionale. Da seguire con attenzione.

BMG PD 90620 (Roots Rock, 1992)

Ezio Guaitamacchi, fonte Hi, Folks! n. 51, 1992

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