Dale Watson - People I’ve Known, Places I’ve Been cover album

Può sembrare fazioso, ma ogni volta che arrivo alla fine del primo ascolto di un nuovo CD di Dale Watson la domanda è sempre la stessa: come diavolo fa quest’uomo a non sbagliare non dico un album, ma neppure una canzone?
Eppure è proprio così. Dale Watson ha pubblicato il primo album a suo nome nel 1995 e da allora ogni sua uscita rappresenta la dimostrazione che è possibile inanellare una sequenza di songs praticamente perfetta.
So bene che qualcuno di Voi sta già pensando che il mio giudizio è fortemente ‘di parte’, in quanto Dale Watson rientra certo fra la schiera dei miei beniamini, ma Vi garantisco che questa valutazione non è dettata dall’impulsività.
Ho infatto voluto attendere qualche tempo (e tanti ascolti) prima di esprimermi a proposito di questo nuovo lavoro intitolato People I’ve Known, Places I’ve Been, ma pur condividendo appieno il parere di Maurizio Faulisi secondo cui se tutti i dischi sono eccezionali, non esiste più il disco ‘eccezionale’, confermo che la produzione di Dale Watson rimane almeno fra quelle che meno possono porgere il fianco a valutazioni negative (va meglio così?).
Questo nuovo lavoro vede la luce mentre siamo ancora in attesa del favoleggiato prodotto per la Watermelon/Sire, da tempo annunciato e mai realizzato, ma non abbiamo certo di che lamentarci. Con questo lavoro Dale conferma in modo fin troppo esplicito quelle che sono le sue fonti di ispirazione.

Il boom-chicka-boom sound di Johnny Cash è prepotentemente richiamato alla ribalta con Louie’s Lee’s Liquor Lounge, Luther (dedicata a Luther Perkins, chitarrista dei Tennessee Two di Johnny Cash e responsabile del ‘drive’ tipico del suo sound), Johnny At The Door e con la conclusiva Roadtrain, soprattutto nell’uso dell’elettrica solista, arricchita di un grande effetto ‘twang’.
Da notare che questo brano è stato composto da Dale e dal country-rocker australiano Red Rivers, che ha incluso il pezzo nel suo CD intitolato Low Down Thang!!, ma la sua versione è molto più ‘soft’ e fortemente inferiore a quella del nostro.
Un altro suggerimento circa i vati ispiratori di Dale Watson ci arriva da Charlie Our Shoeshine Man, caratterizzata da un intro, sia strumentale che vocale, che molto deve a Jimmie Rodgers, punto di riferimento di un altro ‘grande’ influenzatore di Dale: Merle Haggard.
L’ombra di Merle persiste in Lefty (Chavis County Jail) ed England To Texas, quest’ultima una ballata molto languida, che rieccheggia la scomparsa della Principessa Diana e come la perdita di una persona amata sia fonte di tristezza in Inghilterra come nel natìo Texas.
Non possiamo poi esimerci dal segnalare il brano apripista del CD, Hey Don (Support My Favorite Beertender), incluso dall’etichetta in un mini-CD che include tre inediti oltre alla suddetta song: uno shuffle tipicamente texano, che non mancherà di allietare i nostri lettori CD per lungo tempo. Rattlesnake Train è un velocissimo up-tempo che, se fosse eseguito con strumenti acustici, potrebbe trasformarsi agevolmente in un indiavolato bluegrass.
Si rivela invece un riuscito esercizio per steel guitar e chitarra twang, che ci riporta alla mente fasti passati legati al periodo d’oro delle trucking songs (leggi Dave Dudley).
L’omaggio al sound del Western-Swing difficilmente manca in un disco texano ed il secondo omaggio al personaggio di Lloyd Cross (già immortalato nel CD Blessed or Damned) ne è buona occasione. That Man In The Lloyd Cross Crease si snoda sulle note di una guizzante steel guitar e sui vocalizzi aggraziati e pennellati del nostro.
Altro ancora è nascosto nei solchi di questo CD, ma lascio a Voi il piacere di scoprirlo. Album imprescindibile, comunque!

Continental Song City CSCCD 1011 (Traditional Country, Honky Tonk, Outlaw, 1999)

Dino Della Casa, fonte Country Storen .56, 2001

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