E’ stata una vera sorpresa poter riascoltare dopo oltre tre lustri una delle più effimere e sotterranee formazioni di tutto il movimento folk anni Settanta. Un evento musicale, questa produzione italiana, a carico di Happy Trails Recordsdi Mantova e di Music On, ai quali va dato il merito di aver registrato la band dal vivo a Bergamo il 17 Marzo 1989.
Per tutti gli amanti della musica acustica, che si stanno già strofinando le mani, Shadows Across The Moon è un grandioso ritorno, uno dei migliori CD dell’anno, perchè, signori miei, “la classe non è acquai!!”.
Dando Shaft al gran completo quindi, con Martin Jenkins (mandocello chitarra, flauto e voce), Kevin Dempsey (chitarra e voce), Dave Cooper (chitarra e voce), Roger Bullen (basso) e Ted Kay (percussioni), con la partecipazione in alcuni brani di Chris Leslie, indiavolato violinista (Whippersnapper).
Fedeli alla produzione passata, quattro dischi nei quali si fondevano mirabilmente sapori tradizionali, hippie, jazz e atmosfere rarefatte, gli undici brani in scaletta di Shadows Across The Moon rivivono nel gusto del suonare spontaneo, nella voglia insopprimibile di improvvisare. Ogni canzone, perciò, ha una sua versione sempre diversa da quella incisa tanti anni fa, conformandosi così a nuovo originale. Provate ad ascoltare Rain e Cold Wind (ricordate An Evening With) con i continui dialoghi a plettri tra Jenkins, Dempsey e Cooper: la loro grande creatività stimolata dall’abbandono di qualsiasi schema interpretativo rimane pregnante in ogni solco di questa nuova incisione.
Come allora, un folk per cosi dire ‘anarchico’.
Deliziose le versioni di Sometimes e If I Could Let Go, con le voci malinconiche e i suoni pacati; su tutte spicca comunque Kingdom con Martin Jenkins scatenato (alla fine di un concerto mi confidò che si trattava in assoluto del suo pezzo preferito).
Credo che non ci sia altro da aggiungere, chi li conosce sa già che cosa fare, chi li sente nominare per la prima volta, beh…. si faccia stuzzicare dalla curiosità!!!
Happy Trails HT 001 (Folk, 1993)
Stefano Poli, fonte Out Of Time n. 1, 1993
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