Non è la prima (vedi il recente Solo di Ricky Skaggs) e non sarà neppure l’ultima volta che un artista si cimenta in un disco senza l’ausilio di altri musicisti, suonando in sovraincisione tutti gli strumenti. Darrell Scott ci propone addirittura un disco doppio.
Il suo nome è garanzia di bravura. Lo testimoniano i suoi precedenti dischi, le sue partecipazioni, i suoi brani ripresi da altri artisti (copie che, ricordiamolo sempre, non sorpassano l’originale). E lo testimoniano anche, nel nostro piccolo, i suoi numerosi concerti ai quali qui in Italia abbiamo potuto assistere e partecipare. Personalmente l’ho sempre considerato uno dei grandi della musica acustica, e questo A Crooked Road non fa che confermare il mio giudizio.
Come nei precedenti, anche in questo disco è arduo decidere se prevale con più prepotenza il suo essere esecutore (dal virtuosismo in tutti gli strumenti alla sua bella voce baritonale) o il suo essere autore, senza cadute di tono o brani meno belli, meno efficaci. È quasi un concept album, durante il quale ci invita a percorrere con lui alcune delle vie tortuose della sua, della nostra vita, con noi che ci facciamo sempre più coinvolgere (anche solo dai suoni) dei suoi racconti.
E qui merita parlare di uno strano fenomeno che si presenta spesso con i brani di Darrell Scott: anche le canzoni nuove, mai sentite, al primo ascolto ci sono già familiari, già si intuisce la nota o il giro musicale successivo, tanta è l’empatia, il coinvolgimento che l’artista sa suscitare. Sarà la sostenuta frequentazione con la sua musica, sarà… o meglio ancora è lui che sa entrare nei nostri cuori ed esprimersi con le nostre stesse frequenze interiori. E nonostante questa complicità, riesce a volte a sorprenderci, specialmente nel secondo CD, quello più orchestrato. Davvero un gran bel disco.
Full Lights (Country Acustico, 2010)
Claudio Pella, fonte TLJ, 2010
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