Specter è stato il primo ‘bianco’ ad uscire per la Delmark con un disco a suo nome, seppure in condivisione con il vocalist nero Barkin’ Bill Smith (Bluebird Blues, D 652). Ora la posizione si consolida e questo secondo lavoro, Blueplicity, è interamente accreditato a Specter che, tuttavia, rinuncia nuovamente al canto.
Chitarrista sopraffino, preferisce — come Ronnie Earl, Mike Morgan o Anson Funderburgh — affidare le responsabilità vocali ad un’ugola più dotata. In questo caso di tratta di Tad Robinson, bianco, molto bravo anche all’armonica e compositore di cinque dei dodici brani qui presenti.
Tra questi ultimi i meno interessanti sono proprio i due composti dal leader, strumentali un po’ troppo estetici e di ridotto spessore. Blueplicity è comunque nel suo complesso molto buono: Specter può suonare di tutto, da T-Bone Walker a Magic Sam del quale reinterpreta appunto una indimenticabile What Have I Done Wrong oltreché lo strumentale Riding High.
Deve Specter ha una tecnica mostruosa, è bravissimo nel ricreare sonorità ‘vintage’ ed il risultato è talmente perfetto da suonare talvolta persino ‘freddo’. Forse questa è un po’ la caratteristica generale del disco, complice una band (sezione ritmica, fiati, tastiere) anch’essa altrettanto concentrata sul pentagramma.
Non vorrei ora essere frainteso, attraverso una interpretazione negativa di questi commenti: confermo che il disco merita, è suonato con grande professionalità e potrebbe essere il prodotto che molti di voi stanno cercando.
Delmark DD 664 (Blues, 1994)
Renato Bottani, fonte Out Of Time n. 4, 1994