David Francey è un musicista che ha deciso tardi, all’età di quarantacinque anni, di dedicarsi a tempo pieno al suo amore per la canzone d’autore di ispirazione folk. So Say We All è il suo decimo album in un arco temporale di quindici anni, un lavoro che riporta il songwriter canadese all’attenzione del mercato americano dopo l’apprezzato The Waking Hour, un disco che definisce alla perfezione tutta la sua forza interpretativa, il suo approccio scarno ed essenziale, le sue storie inevitabilmente autobiografiche ma al tempo stesso universali. Storie spesso agrodolci di depressione e di sofferenza ma anche di amore e di amicizia, ambientate nella difficile seppur amata vita ‘on the road’, episodi raccontati con sincera passione e genuinità.
Il sapore della tradizione traspare da molte delle composizioni di David Francey, non solo per gli arrangiamenti acustici ma soprattutto per un gusto melodico che conquista, sulla falsariga dei suoi conterranei. Pochi come detto ma valenti i collaboratori, Chris Coole a banjo, chitarra e dobro, Mark Westberg anche lui alle chitarre acustiche, Darren McMullen a mandolino, bouzouki, mandola e piano, musicisti decisamente poco noti ma estremamente ispirati.
Da rimarcare, in un insieme coeso e ben articolato, canzoni come Long Long Road, Blue Yonder, la irish oriented Blue Skies, i ricordi di viaggio in Cheap Motel, la triste Harm e per contro la gioiosa Satellite, tutti momenti che definiscono un songbook che meritatamente ha fatto aggiudicare al nostro ben tre Juno Awards, i Grammy canadesi.
So Say We All è un disco determinato e profondo, un viaggio musicale di grande fascino, consigliato caldamente.
Red House RHR-CD-268 (Folk, Singer Songwriter, 2013)
Remo Ricaldone, fonte TLJ, 2013
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