David Gates, look interessantissimo: abbigliamento non certo vistoso, espressione vissuta, ultraquarantenne, è un reduce del pop anni ’70, quando i suoi Bread furoreggiavano nelle classifiche dei 45 giri con pezzi tipo If.
1994 ed il buon David, come altri suoi colleghi e coetanei, cerca di ricostruirsi una credibilità nell’ambito della musica country, lui che con la vera musica country mai ha avuto a che fare.
Infatti il disco non è country, almeno non lo è di certo secondo la nostra accezione del termine. Allora perché recensirlo in queste pagine? Perché vi partecipa la crema degli studios country. Nomi quali Jerry Douglas, Paul Franklin, Rob Hajacos, Terry McMillan, Brent Mason, Lee Roy Parnell (che fa il verso alla slide di Don Felder in One Of These Nights), Glenn Worf ed Eddye Bayers farebbero felice chiunque riuscisse ad assemblarli in un unico progetto.
David Gates c’è riuscito, ma se il contenuto potesse essere ripartito fra valore tecnico e valore artistico, il rapporto sarebbe dieci a due. Non dico a uno perché va ricordato quel segmento di pubblico che apprezza questo tipo di espressione musicale ad alto contenuto di glucosio: canzoncine gradevoli che scivolano via senza scossoni.
Una menzione solo per la conclusiva Thankin’ You Sweet Baby James, esplicitamente dedicata a James Taylor: una ballata delicatamente acustica, con l’andamento che si ispira ai classici – di ben altro spessore – del James migliore. Il resto è pura pop music principalmente acustica con qualche saltuario tentativo di modernizzare l’impostazione degli arrangiamenti, con risultati talvolta anacronistici.
A questo CD possono accostarsi tranquillamente coloro che hanno sempre considerato troppo hard core country il John Denver di Take Me Home, Country Roads.
Discovery 77012 (1994)
Dino Della Casa, fonte Out Of Time n. 8, 1995