David Olney - The Wheel cover album

In giro da oltre un quarto di secolo, David Olney rimane ancora un cantautore scomodo, lontano per scelta e destino dai palcoscenici importanti, tanto da doversi accasare ora presso l’ambiziosa, ma piccina, LoudHouse, dopo un lungo matrimonio con la più prestigiosa Philo. Autore dalla vena folk classica, Olney ha via via incorporato nella sua scrittura, che muove dal folk tradizionale sintetizzato per la modernità dall’opera di Woody Guthrie, stilemi del Sud degli States, dal blues al country al rock and roll, ritagliandosi una propria cifra stilistica che oggi, dopo 25 anni di carriera, suona classica e inconfondibile.

La voce è ovviamente il cuore della sua musica, una voce potente e grave, della quale, anche in questo The Wheel, plettri acustici ed elettrici, percussioni e un violino, sono il naturale accompagnamento. Difficile dire se The Wheel sia, come qualcuno negli States ha scritto, il disco migliore di Olney, tanti sono gli album che concorrono a questo primato, e francamente poco importa. Ciò che importa è che The Wheel è un disco di grande cantautorato, con canzoni che suonano come fossero masterpiece della tradizione popolare americana.
Echi di Townes Van Zandt e di Guy Clark nei momenti più folkie, ruggiti blues, tenere love song, persino un battito di rock and roll à la Elvis, tutto convive in questo The Wheel con sincerità di intento e autorevolezza del gesto. Una canzone su tutte, giusto a metà del disco, la narrativa Revolution, che ben sintetizza, nelle liriche e nell’esposizione musicale, la poetica di Olney, vero storyteller di razza.

LoudHouse 2003 (Singer Songwriter, Folk, 2003)

Mauro Eufrosini, fonte JAM n. 93, 2003

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