Deep in the heart of Texas

Un appuntamento fisso con lo stato dell’Unione più celebrato in assoluto in termini di canzoni ad esso dedicate.
La città più frequentemente citata è naturalmente San Antonio, ove è ubicata la celeberrima missione-fortino di San Antonio de Bejar. Fu qui che William Barrett Travis, Jim Bowie, Davy Crockett e Jim Dickinson – i padri dell’indipendenza texana – insieme ad altri 180 coraggiosi resistettero per oltre dieci giorni, senza alcuna speranza di vittoria né di salvezza, all’assalto dei 6.000 messicani del Generalissimo Santa Ana al fine di consentire a Sam Houston, comandante in capo dell’esercito regolare texano, di riorganizzare le truppe e preparare la riscossa che avrebbe portato il Texas all’affrancamento dal dominio messicano ed all’annessione agli Stati Uniti: era il 1836.

Si, lo ammetto, l’introduzione è un pó prolissa, ma tale e tanta è l’importanza storica che questo Stato riveste agli occhi dei suoi abitanti che questi si sentono, ancora oggi, prima Texani poi Americani. Un amor patrio che ben difficilmente si riscontra fra gli abitanti degli altri stati dell’Unione e che la dice lunga sull’orgoglio dei figli del Lone Star State di sentirsi tali a tutti i livelli, non ultimo quello artistico e musicale.
L’importanza dei cantautori e dei musicisti texani nell’economia della musica country ha avuto il suo picco all’inizio degli anni ’70, quando in quel di Austin, vide la luce il movimento del cosiddetto ‘outlaw’ country, una corrente artistica che predicava l’affrancamento dai canoni della country music made in Nashville, per perseguire una totale libertà ed autonomia (ci risiamo con l’individualismo texano!) artistica, scevra da costrizioni e restrizioni operate dalle case discografiche.

Padri di questa ‘dottrina artistica’, che ancora oggi continua a pompare linfa nuova e vitale nei circuiti musicali della capitale texana, sono indiscutibilmente i santoni Willie Nelson e Waylon Jennings, seguiti da uno stuolo di ferventi adepti che rispondono ai nomi più o meno blasonati dei vari Wendell Adkins, Terry Allen, Tommy Alverson, Dene Anton, Asleep At The Wheel, Austin Lounge Lizards, Michael Ballew, Clay Blaker, Arkey Blue, Don Bowman, Billy Don Burns, Craig Chambers, Lee Clayton, David Allan Coe, Cornell Hurd Band, Alvin Crow, Allen Wayne Damron, Johnny Duncan, Dusty Chaps, Joe Ely, Flatlanders, Kinky Friedman, Steve Fromholz, Tompall Glaser, Bill Green, Greezy Wheels, Butch Hancock, Wayne Hancock, Bill & Bonnie Hearne, Tim Henderson, Joe Pat Hennen, George Arlis Highfill, Jack Houston, Randy Howard, Ray Wylie Hubbard, David Jackson, Larry Jackson, David Jones, Kris Kristofferson (per certi versi), Walt Lewis, Lost Gonzo Band, Maines Bros. Band, Darrell McCall, Mark Middler, Michael (allora senza Martin) Murphey, Gary P. Nunn, Johnny Paycheck, Curtis Potter, David Price, Kimmie Rhodes, Jack Robertson, Bruce Robison, Charlie Robison, Billy Joe Shaver, Bobby Earl Smith, B.W. Stevenson, Gary Stewart, Joe Sun, Doug Supernaw, Larry Joe Taylor, Jerry Jeff Walker, Chris Wall, Dale Watson, Rusty Wier, Bob Woodruff ed altri, pur senza dimenticare Christine Albert, Bobby Bridger, Bill Callery, Jim Carruthers, Brad Carter, Guy Clark, Kent Crawford, Rodney Crowell, J.C. Crowley, Lacy J. DaJton, Richard Dobson, Steve Earle, Michael Elwood, George Ensle, Rosie Flores, Radney Foster, Jimmie Dale Gilmore, Nanci Griffith,Tom Gruning, Michael Hall, David Halley, Sarah Hickman, Tish Hinojosa, Robert Earl Keen, Hal Ketchum, Jimmy LaFave, Lyle Lovett, Kimberly M’Carver, Don McCalister Jr., James McMurtry, Rich Minus, Richard Patureau, Maryann Price, Thomas Michael Riley, David Rodriguez, Calvin Russell, Darden Smith, Bill Staines, Red Steagall, Eric Taylor, Bobby Valentino, Townes Van Zandt, Kevin Welch, Andy Wilkinson che, se anche poco hanno a che fare con l’outlaw country, rientrano a pieno diritto fra i nomi di riferimento del cantautorato made in Texas.

A parte la chilometrica elencazione di cui sopra (tipo “…avremmo potuto impressionarvi…” – e ci abbiamo provato, inutile negarlo), lo scopo di questa rubrica vorrebbe essere quello di:
– fornire segnalazioni utili a coloro che sono affascinati dal firmamento cantautoral-country texano
– indicare, laddove possibile, gli indirizzi diretti ai quali rivolgersi per reperire il materiale in questione, per lo più frutto degli sforzi di etichette indipendenti.

Non abbiamo certo pretese di essere i depositali del verbo in fatto di un certo tipo di musica texana, semplicemente vogliamo dare il nostro piccolo, ma sincero contributo ad una causa artistica nella quale crediamo profondamente e siamo sicuri che il tempo dimostrerà che non siamo soli nella nostra convinzione.
Con il prossimo numero inizieremo la nostra avventura esplorativa: fra l’altro avremo il piacere di intrattenerci con l’ultimo CD di Willie Nelson, l’eccellente Just One Love (Justice JR-1602-2), che ce lo restituisce superlativo interprete country per la prima volta in sei anni; con l’altrettanto interessante lavoro di Kris Kristofferson A Moment Of Forever (Justice JR-2001-2; con l’autoprodotto e l’autodistribuito CD dal vivo intitolato Night After Night dell’immarcescibile Jerry Jeff Walker (da richiedere direttamente alla Tried & True) e con un secondo album live a firma di un classico honky-tonk hero: il grande Billy Joe Shaver (con figlio Eddy al seguito) nel grintosissimo Unshaven: Live At Smith’s Old Bar (Zoo Praxis 72445-11104-2).
Non abbiamo certo la pretesa di presentarvi i prodotti in anteprima mondiale, tutt’altro; il nostro impegno è indirizzato semmai a segnalare determinate uscite, pur con la massima tempestività possibile, ma soprattutto in funzione del loro contenuto di valore artistico.
Non stupitevi quindi se andremo a riesumare album degli anni passati: quality never goes out of style.

Dino Della Casa, fonte Country Store n. 31, 1996

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