Del McCoury - Don’t Stop The Music cover album

Ad una prima occhiata sembrerebbe di trovarsi di fronte ad un chiaro esempio di nepotismo musicale: ben quattro dei sei musicisti (Del, Jerry, Ronnie e Rob) portano il cognome McCoury. Ma bastano poche note per rendersi conto che il nepotismo, al limite, può essere una cosa buona e giusta, quando i frutti sono questi.
Ronnie, anni ventidue, è ormai già un nome affermato nel ‘bluegrass business’, con uno stile di mandolino pulitissimo e vigoroso, e suo fratello Rob (cribbio, diciannove anni!!!) è un banjoista di classe, evidentemente improntato ad uno stile ‘anni ‘50’ (leggi Rudy Lyle piuttosto che Porter Church), ma senza le ruvidezze tipiche di quegli anni, e con la maturità di un veterano di almeno il doppio della sua età.

Il ben noto drive di papà Del e zio Jerry non è indispensabile supporto per la grinta dai due ragazzi, quanto piuttosto trampolino di lancio per la loro innegabile bravura. Anche vocalmente la maturità di Ronnie è tale da consentirgli di cantare il lead in tutti i cori, fondendo perfettamente la propria voce con quella di Del e Jerry.
Se considerate che questa già formidabile band è ulteriormente ‘avvantaggiata’ dai ‘twin fiddles’ di Warren Blair e John Glik avrete la formula dei successo di questo album: incredibile drive, suono trascinante e cristallino, voci ‘high lonesome’ che più non si può, e perfetta scelta dei pezzi.
Su questo punto la ben nota propensione di Del McCoury per tutto ciò che è ‘bluesy’ trova ulteriore pubblica conferma, come si conferma che il vecchio Del é uno dei pochi attualmente in circolazione ad essere davvero in grado di interpretare lI ‘bluesy bluegrass’ ai migliori livelli.

Notiamo per di più che la grande maggioranza dei pezzi incisi non rientra nella ormai angosciante categoria dei ‘troppo sentiti’: solo un paio mi erano noti, You’lI Find Her Name Written There e Crazy Heart, e non dispiace comunque riascoltarli, mentre quasi tutti gli altri sono per me assolute novità almeno in versione bluegrass (già, perché Del ha qui ripescato vecchi brani più ‘mainstream country’, come Blues On My Mind di Fred Rose, Don’t Our Love Look Natural? di Harlan Howard, o la stessa Don’t Stop The Music di George Jones, ulteriore prova, se mai ne avessimo avuto bisogno, del suo buon gusto).
Come direbbero su Bluegrass Unlimited: “Non fatevi scappare questo album se amate il bluegrass”.

Rounder 0245 (Bluegrass Tradizionale, 1990)

Silvio Ferretti, fonte Country Store n. 9, 1991

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