Dillard, Hartford, Dillard non è un nuovo gruppo (avrebbe potuto chiamarsi Dillford Brothers…), ma nemmeno una session occasionale; piuttosto un approfondito incontro musicale tra amici. I tre protagonisti sono noti: i due fratelli Dillard, che si rifanno vivi dopo un lungo silenzio (Doug era fermo a You Don’t Need A Reason distribuito dalla 20th Century Records nell’estate del ’74, Rodney ancora più indietro all’ultimo Dillards dell’inverno’ 73) e John Hartford. È un lavoro interessante, molto preciso e ben arrangiato, che conferma le capacità musicali dei tre, pur senza aggiungere nulla ai loro meriti già conosciuti. Doug presenta Don’t Come Rolling in una versione un poco più lenta di quella apparsa in The Fantastic Expeditions (il suo primo LP con Gene Clark), Lost In The World un delicato pezzo del fratello fatto su misura per la sua voce, California Is Nicer Than You una lenta ballata sentimentale.
Hartford propone un gospel-reggae, Two Hits And Joint Turned Down, che mette in evidenza banjo e chitarra elettrica, una ballata molto bella a due voci, No End Of Love (ottimo l’assolo di Rodney con la chitarra acustica), un buon pezzo nel suo stile personale Get No Better ed è il protagonista della danza per violino Don’t Lead Me An, a confermare che i Dillards (esistono tuttora) sono soprattutto la sua persona, Cross The Borderline, piacevole brano di Daniel Moore, The Biggest Whatever, appena più rock che in Wheatstraw Suite e conduce il dobro nella strumentale Artificial Limitations. Parecchi gli ospiti, tra i quali Buddy Emmons, Sam Bush e Jeff Gilinson (nuovo Dillards). Un attestato di correttezza merita la Flying Fish, che ha distribuito l’album suddividendone equamente le responsabilità, evitando di attribuirle interamente ad Hartford, il solo già a lei contrattualmente legato.
Flying Fish 036 (Bluegrass Moderno, 1977)
Raffaele Galli, fonte Mucchio Selvaggio n. 1, 1977