Mentre la prima grande ondata rock’n’roll, irripetibile e dall’impatto devastante dal punto di vista sociale, culturale e di costume durò l’arco di un lustro o poco più, la seconda, sviluppatasi a cavallo tra la fine dei ’70 e l’inizio del successivo decennio, continua a offrire nuovi frutti e generare interesse.
In mezzo, il tentativo di rilanciare invece la musica di Elvis, Jerry Lee, Chuck, Gene e degli altri wild child dei Fifties verso la fine degli anni ’60 e primi ’70 si rivelò soltanto un revival di scarso risultato.
Dobbiamo riconoscenza al punk e alla sua forza propulsiva se il rock tornò ad un certo punto a riscoprire il proprio passato fino alle radici con band dal suono essenziale ma esplosivo come quello degli Stray Cats, al revival andava evidentemente aggiunto il fuoco di una ribellione culturale. Sono trascorsi esattamente 40 anni dal loro primo album, così dirompente da creare subito un seguito che andò via via ampliandosi anche per numero di giovani band. Il neo-rockabilly degli anni ’80 va considerato il nuovo vero punto di ripartenza per la musica rock and roll.
Da allora, le strade percorse dalle band anche italiane di quel decennio, così come tante venute successivamente, si sono caratterizzate per la loro ricerca filologica e stilistica finalizzata ad esaltare gli aspetti storici dei vari stili che lo generarono. In questi 40 anni, partendo da quel preciso momento, abbiamo visto svilupparsi una ricerca a ritroso ramificata in diverse direzioni, hillbilly, western-swing, authentic rockabilly, honky tonk e, sul versante della musica afroamericana, il rhythm’n’blues pre rock’n’roll, lo swing e il jive.
Sono passati molti anni dalla prima volta che ho ascoltato live gli Adels, il vecchio trio di Diego Geraci. Mi colpì già allora per tecnica ed energia, eseguivano un tiratissimo e robusto neo-rockabilly dal ritmo serrato, veloce come un proiettile. Il lavoro svolto da Diego sulla chitarra in tutti questi anni, sommato agli ascolti di approfondimento, allo studio delle tecniche dei grandi artisti del passato, e alle esperienze dirette vissute al fianco di americani in tour ma soprattutto negli States, dove Don Diego in trio ha avuto la possibilità di esibirsi molte volte, ha fatto sì che la sua proposta oggi sia a buon ragione ritenuta di livello pari agli artisti che un tempo ammirava.
Il nuovo lavoro, che presuppone un seguito (la promessa è nel titolo), apparentemente si concentra su aspetti specifici del sound americano vintage, ma in realtà abbraccia un intero panorama che può appagare le aspettative degli appassionati del suono retro dai diversi gusti. Non v’è dubbio tuttavia che il nostro abbia deciso di focalizzare la sua attenzione in particolare su quel guitar twang sound marcatamente early 60’s che da qualche anno ci sta facendo ascoltare live e attraverso video nel web.
16 strumentali, di cui tre a sua firma, che celebrano attraverso il suo personale filtro le chitarre di Les Paul, Hank Garland, George Barnes, Roy Nichols, Merle Travis, Chet Atkins, Cliff Gallup, Duane Eddy, Don Rich ed altri, tra i quali ovviamente, come riferimenti attuali, gli amici Bill Kirchen e Deke Dickerson, autore quest’ultimo delle note del cd. Non solo un tributo a questi artisti (e a quella deliziosa stagione di instrumental bands come Ventures, Shadows, Santo & Johnny, Chantays, etc) ma alla musica dei primi e mid Sixties fortemente influenzata da atmosfere latine, Bakersfield & spiagge californiane, B movies & James Bond & Godfathers, echos & reverbs, night club swing…
Gran disco, bravo Diego e bravi tutti i coinvolti, Giulio Farinelli, Andrea Amico, Andy Calligaris, Federico Chisesi, Patrizia Capizzi.
Twang Farm (Bakersfield Sound, Honky Tonk, Rockabilly, Country Swing, 2021)
Maurizio Faulisi, fonte TLJ, 2021
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