Non so se Doug sia la traduzione americana di Paolo, e neppure se la fulminazione abbia avuto luogo in una località il cui nome possa essere assimilato a quello di Tarso. Rimane il fatto incontestabile che Doug MacLeod, 48enne cantante-chitarrista, dopo 4 LP elettrici che hanno lasciato il tempo che trovano, ha confezionato ora con Come To Find, un’opera acustica di cui è anche autore al 90%, decisamente straordinaria.
Circondatosi dei musicisti giusti (Bill Stuve, basso, Jimi Botte, batteria, Charlie Musselwhite, armonica, ed il gruppo vocale dei Black Cherry), Doug ha compendiato, rivisitandola, la storia della musica americana. C’è l’omaggio allo stile Piedmont con lo strumentale Old Virginia Stomp, la vena del narratore-cantautore in Master’s Plan e Any Port In A Storm, ed il senso del blues in Run With The Devil dove la chitarra sottolinea il senso del movimento che la sua voce, qui particolarmente espressiva, lascia intuire.
Ed ecco allora che il pathos si fa concreto nei momenti che contraddistinguono il ritmo di When I left Missouri, il gusto privo di eccessi di Rollin & Tumblin, gli incisivi break chitarristici di Mystery Woman, ed il tempo tirato di Come To Find un atto d’accusa contro gli abusi di ogni genere. Ma a questi brani vanno assommati una Bring It On Home inusuale a cui l’armonica di Musselwhite inserisce un valore aggiunto notevole, e lo slow blues di Lost Something This Morning a cui ancora un Charlie soffuso regala sapore.
Di Come To Find ho lasciato per ultimo Ain’t No Grave: uno spiritual decisamente superlativo. Avviato dalla voce di Doug, il brano assume dimensioni sconvolgenti, a livello emotivo, allorché il gruppo dei Black Cherry riempie l’aria di vibrazioni profonde, stupendamente invitato ed assecondato dalla sezione ritmica e dal battito delle mani di MacLeod.
Audioquest AQ 1027 (Blues, 1994)
Marino Grandi, fonte Out Of Time n. 7, 1994