Eddie Hinton

Eddie Hinton non è mai stato al centro della scena ma da dietro le quinte ha suonato e scritto successi per alcune delle leggende del soul degli anni ’60 e ’70 lasciando la sua firma nei dischi di Percy Sledge, Wilson Pickett, Aretha Franklyn, Dusty Springfield, Joe Tex, Salomon Burke, Box Tops, Bobby Womack per citare solo i più noti. Pur lavorando nell’ombra e senza clamore si è guadagnato il rispetto di critici, produttori e artisti senza però mai godere del riconoscimento del grande pubblico, l’ennesimo caso di talento misconosciuto.

Aveva 22 anni quando entrò ai Muscle Shoals dopo la breve avventure coi 5 Minutes, un combo di cui fece parte anche Duane Allman (sembra che questi avesse proposto a Hinton di diventare il cantante della futura Allman Bros.Band) e divenne uno degli artefici di quella ‘southern soul revolution’ che negli anni sessanta dall’Alabama si sparse per il resto del mondo ed il cui riverbero investì anche il rock. Gli studi Fame di Rick Hall e poi il Muscle Shoals Sound furono i templi di una rivoluzione stilistica capace di sedurre anche artisti apparentemente lontani come i Rolling Stones che lì trovarono l’ispirazione per una parte di Sticky Fingers.

In quegli studi Eddie Hinton scrisse e produsse con Marlin Greene alcune delle più belle canzoni di country-soul, tra cui Cover Me e It’s All Wrong But It’s Alright di Percy Sledge, e venne in contatto con la ‘creme’ della musica southern ovvero Dan Penn, Donnie Fritts e Spoonher Oldham. Grazie a questo apprendistato, Hinton e Greene furono contattati nel maggio del 1968 dal produttore della Atlantic Jerry Wexler che chiese loro di comporre canzoni per il disco di Dusty Springfrield Dusty In Memphis. Il risultato fu Breakfast In Bed scritto da Hinton con Donnie Fritts, pezzo ripreso anni più tardi dagli UB40 e Choo Choo Train dei Box Tops.

Nello stesso periodo Hinton fu chiamato a suonare la chitarra nelle session di due produttori del sud, Clinton Claunch e Stan Lewis, ma fu all’inizio del 1969 che il gruppo di musicisti che avevano vivacizzato le session degli studi Fame aprirono un loro proprio studio, il Muscle Shoals Sound al 3614 di Jackson Highway a Sheffield in Alabama. I fondatori Jimmy Johnson, Roger Hawkins, David Hood e Berry Beckett divennero la famosa house band dei Muscle Shoals ed è lì che Eddie Hinton salì di reputazione come chitarrista divenendo una sorta di Steve Cropper dal tocco languido e sottile.

Si può sentire il suo lavoro nel primo singolo uscito da quegli studi, Take a Letter Maria di R.B Greaves e in I’ll Take You There degli Staples Singers anche se il suo periodo più produttivo è attorno alla metà degli anni settanta quando oltre alla chitarra Hinton si rivela come cantante mettendo in luce una voce armoniosa e sofferente, densa di calore e di umanità al punto che viene etichettato come l’‘Otis Redding bianco’. Le sue canzoni sono intense e profonde e le sue commoventi interpretazioni offrono una immagine del southern soul molto diversa dalla gagliarda eccitazione dei black singers.

Per fortuna molte delle canzoni di quel periodo sono state miracolosamente recuperate nello splendido CD del 2000 della Zane, Dear Y’ all, un disco che trasmette la raffinatezza e l’originalità di questo soulwriter sottovalutato ed ignorato ma unico nella sua sensibilità. Bastano, a dimostrare il suo talento la resa di I Still Wanna Be Your Man che non soffre nessun confronto con Otis Redding, Dear Y’all splendido esempio di intreccio di southern soul e swamp-blues e la sensuale Get Off In It dove Hinton riesce ad addolcire con una ballata da brividi (ed un piano da favola) quello che inizialmente doveva essere un boogie a-la John Lee Hooker.

La versione definitiva di questa canzone la si trova su Very Extremely Dangerous, il primo suo album del 1978 inciso per la Capricorn, l’etichetta che aveva tenuto a battesimo il southern rock degli Allman Bros. e Marshall Tucker Band. Disco magnifico con una copertina che occhieggia alla moda dei black-gangster movie della blaxplointation, Very Extremely Dangerous racchiude tutti gli elementi della musica di Hinton: le sue ballate, il suo R&B, la sua voce blue-eyed soul (c’è una versione di Shout Bamalama di Otis Redding), quel sound caldo come una notte del sud che si respirava ai Muscle Shoals quando erano all’opera quel nucleo di musicisti che hanno fatto parte della storia della musica americana, The Swampers.

Non a caso in quegli anni e in quegli studi ci passarono anche artisti del mondo rock come ad esempio Bob Seger che lì registrò Beautiful Loser e molte tracce di Night Moves e Stranger In Town. Proprio il disco del ‘magnifico perdente’ sembra legare in termini di sensibilità artistica e stile soul/rock Bob Seger all’Hinton del secondo album, il teso e lacerante Letters From Mississippi, altro frutto dei Muscle Shoals ancora penalizzato come il precedente da problemi di distribuzione. Very Extremely Dangerous difatti uscì quando la Capricorn era già in bancarotta, Letters From Mississippi fu originariamente pubblicato solo in Svezia e Germania. Dall’ascolto di quelle incisioni ci si accorge di come la musica gospel abbia influito sul modo di cantare di Hinton, retaggio delle letture pubbliche che in età giovanile l’artista faceva delle preghiere e omelie del nonno Pryde E. Hinton, ministro della Church Of Christ.

Dopo il collasso della Capricorn ed il fallimento di vendite di Very Extremely Dangerous Hinton si trasferì nello stato della Georgia dove con la moglie Sandra mise insieme la band dei Rocking Horses tentando senza fortuna di portare in giro le sue canzoni. L’esperienza ebbe vita breve e il ritorno in Alabama non fu facile perché l’artista dopo aver vissuto per anni ‘on the easy street’ pagò dazio ad abusi di alcol e droghe tanto da cadere in una depressione letale.

Il malessere negli anni andrà via via aggravandosi salvo parentesi che gli concederanno la possibilità di lavorare a qualche altro disco, ma ad un certo punto le ‘strane presenze’ che Hinton avvertiva attorno a sé e aveva cercato di esorcizzare in un libro (mai pubblicato) ai confini del paranormale lo avvinghieranno in una oscurità senza via di uscita e lui morirà per attacco cardiaco nel 1995 all’età di 51 anni. Fece in tempo a partecipare ad un edizione del Porretta Soul Festival.

Il mondo non si è però dimenticato di lui, esiste un omaggio alle sue canzoni, Dangerous Highway Tribute to Eddie Hinton ed una canzone che racconta la sua storia, Sandwiches For The Road dei Drive By Truckers gruppo che non ha mai celato il suo amore sia per Hinton che per il sound forgiato ai Muscle Shoals. Per quanto riguarda invece la sua discografia personale sono ancora reperibili diversi titoli, oltre a quelli già menzionati sopra vale la pena di recuperare le pubblicazioni degli anni novanta, il bluesato Cry and Moan della Bullseye, i reperti dell’era Capricorn di Hard Luck Guy, Very Blue Highway della Rounder e i due capitoli Playin’ Around e Beautiful Dream della Zane, contenenti anche registrazioni live. Se cercate un musicista e cantante che è riuscito ad interpretare lo spirito e l’anima del Sud degli Stati Uniti pur avendo la pelle bianca, Eddie Hinton è il nome giusto.

Mauro Zambellini, fonte TLJ, 2023

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