Figlia d’arte svezzata al folk pop del babbo Terry, cresciuta tra l’arpa di Andreas Vollenweider e il texan folk, Eliza Gilkyson bissa con questo Lost And Found la prova di maturità esibita nel precedente Hard Times In Babylon, non cambiando quasi nulla tanto nella squadra (vincente) di session e artefici del suono, quanto nel repertorio (per fortuna), come allora elegantemente sospeso tra folk e piccole tentazioni pop. Niente di rivoluzionario, ma una bella rassegna di ballate aperte alle diverse sfumature del folk e del songwriting confidenziale, sorrette da chitarre sapienti, sospinte dal respiro di una voce che suggerisce forza e vulnerabilità, consapevolezza e meraviglia.
Una voce di donna che celebra, con la frivolezza del disincanto, il ritorno di un anima disorientata nella traccia d’apertura, scaldata da un argentino mandolino, che gioca con il blues per parlare d’amore, che traccia con delicata lucidità tenere traiettorie nell’intimo maschile.
Tutto qui, niente proclami, solo piccole storie e piccole coordinate di un cammino quotidiano, raccontate però con le note giuste e un gusto tutto artigiano per le piccole melodie irresistibili.
Non solo acustico, Lost And Found ha invece proprio nella riservata ricchezza strumentale una delle sue attrazioni più affascinanti, ricchezza spesso trattenuta per lasciar spazio alla voce e ai suoi silenzi, ma capace di esplodere come nella splendida dylaniana Angel & Delilah, ricca di chitarre e Hammond. Glenn Fukunaga, Tony Gilkyson (fratello di Eliza, con un passato negli X), Mike Hardwick, David Webb, Rich Brotherton, Andrew Hardin, Mark Hallman (che co-produce con Eliza) e un paio di duetti con Slaid Cleaves e Patti Griffin, sono i brillanti traduttori musicali delle intuizioni dell’autrice.
Red House 162 (Singer Songwriter, Country Folk, 2002)
Mauro Eufrosini, fonte JAM n. 84, 2002
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