Quarto disco per la brava Emma Hill, cantautrice nativa dell’Alaska tornata a lavorare nella sua terra dopo una proficua parentesi a Portland, Oregon. The Black And Wretched Blue è ancora inciso a Portland con la partnership musicale di Bryan Daste, polistrumentista con il quale Emma Hill forma una coppia brillante e propositiva paragonata a Gillian Welch e David Rawlings. L’impianto sonoro è decisamente acustico, arricchito dall’ottima pedal steel di Bryan Daste, da inserimenti fiatistici che fanno spostare la bussola verso sud e verso New Orleans in particolare, da frequenti rimandi ad atmosfere rurali in cui fiddle e banjo danno un piacevole retrogusto folk e country. La voce calda e modulata della protagonista, il suo intrigante songbook, il suo sincero accostarsi alla scena indipendente tra radici e sensibilità pop fanno di Emma Hill un nome da tenere in grande considerazione.
Amore e perdita, conditi da un mood spesso malinconico e pieno di passione, sono i due grandi temi sviluppati in The Black And Wretched Blue attraverso una bella serie di canzoni, dall’iniziale title-track alle significative Life On The Road e A Hundred Homes, profonde riflessioni sul proprio modo di essere e di vivere la condizione di musicista perennemente in viaggio. The Little Wolves Cried, la mossa Fallin’ For A Girl, I Was Eighteen dai tratti autobiografici, The Big Lonely e Call On Home sono a mio parere momenti di grande profondità, brani che contribuiscono fattivamente a rendere questo album un lavoro da considerare se si vuole conoscere una valente e abile storyteller.
Autoprodotto (Folk, Singer Songwriter, 2013)
Remo Ricaldone, fonte TLJ, 2013
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