Firefall - Elan cover album

Anche questo terzo LP dei Firefall ricalca sostanzialmente i cliché dei precedenti. E a questo punto allora ben pochi sono gli spazi che rimangono aperti alla speranza di una svolta. Questa è definitivamente la musica che il gruppo, più o meno condizionato non importa, vuoi fare, questi i suoi orientamenti e le scelte di campo. Orientamenti e scelte che si fissano, ahimè troppo insistentemente, sulle classifiche di vendita. Intendiamoci tutti vorrebbero vedere i propri dischi in cima ad esse, ma un conto è fare della musica che piace e in cui si crede e poi arrivare ai primi posti (vedi Comes A Time di Young), un altro è finalizzare ad essi la propria produzione e i propri sforzi. Almeno questo è ciò che a mio parere fanno i Firefall. Perciò Elan è un album di country rock (+ qualcos’altro) leggero, melodico, molto romantico, piacevole okay, ma soprattutto commerciale.

Rick Roberts fa la parte del leone come compositore e quindi come cantante, sette sono i brani che firma, da solo o con Jock Bartley o Mark Handes. Di Larry Burnett gli altri tre. I temi, anzi il tema delle canzoni del gruppo poi è sempre lo stesso, l’amore con le sue ansie, i suoi sospiri, le sue tensioni mai troppo profonde però. Fanno eccezione un brano di Burnett Wrong Side Of Town che tenta una riflessione sui problemi della vita quotidiana e l’ultimo pezzo di Roberts su cui tornerò più avanti. Ancora una volta torno a lamentare gli stupidi interventi orchestrali che nulla aggiungono alle canzoni, là dove vi si fa ricorso, ma ne riducono invece l’immediatezza e la persuasione. Prendiamo ad esempio il già citato Wrong Side Of Town, lieve rock blues con armonia, che viene devastato dalle impennate orchestrali che entrano da metà in avanti senza andarsene più. Così come Strange Way il singolo via, to the charts, con un bel basso subito dopo la voce, in cui sono piazzate intromissioni orchestrali da disco music nel ritornello. E ci sarebbe altro…

Comunque tra i solchi c’è molto senso di gruppo. Sweet And Sour, il mio brano preferito, ricorda i ritmi e le atmosfere dei Manassas, Get You Back di Burnett, buon rock elettrico molto deciso, viene risparmiato da archi e fiati di insieme, Anymore mette in luce un grintoso Rick. C’è anche un pezzo d’ispirazione sudamericana dedicata ad una piccolissima Annjenette (Sweet Anne). Insomma c’è di che accontentare pienamente tutti i palati non troppo esigenti. Un mistero rimangono i nove mesi circa di ritardo rispetto alla prima programmazione di uscita e il cambio del producer (che ritengo conseguente). Chissà… Il disco viene chiuso da un brano dal titolo apparentemente impegnativo Winds Of Change, pure lui nient’affatto male, ma un po’ ironico, non vi pare?

Collectables 6328 (Country Rock, 1978)

Raffaele Galli, fonte Mucchio Selvaggio n. 14, 1978

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