Red Clay Ramblers - Merchants Lunch cover album

Con questo nuovo quarto album i Red Clay Ramblers sembrano essere arrivati ad un punto cruciale nella loro escursione attraverso la musica americana. Partiti indubbiamente con idee precise in fatto di tradizioni musicali, di chiara matrice bianca, con particolare riguardo agli anni ’20 e ‘3o (Folkways FTS-31039) sono via via approdati ad altri lidi. Già dal secondo LP, infatti, (Flying Fish 009) con il brano Honey Baby degli inimitabili Mississippi Sheiks di Bo Carter, si nota il desiderio di abbracciare formule ed espressioni sonore tratte dal repertorio della gente di colore e nel contempo un salto in avanti di una decina d’anni circa; ciò ha trovato ampio riscontro e sviluppo poi nella loro terza fatica (FF-030).

A nulla valgono allora le rielaborazioni di classici quali Rabbit In The Pea Pach di Uncle Dave Macon (9 maggio 1927; Vo 5156, Cty. 521) o Milwaukee Blues di Poole (9 settembre 1930; Co 15688, Cty. 516), che degli originali hanno perso tutto, ad eccezione del titolo, ed i tradizionali dal tipico sapore rurale: Molly Put The Kettle On e Forked Deer, urbanizzati qui come non mai. Di contro, invece, un eterogeneo infuso di ragtime, blues, swing e pop-tunes è evidentissimo nei brani originali (composti da membri dei Red Clay Ramblers) Merchants Lunch, A Beefalo Special e l’ve Got Plans, che ricordano nelle voci e nella strumentazione i moderni Cheap Suit Serenaders di R. Crumb o la Ophelia Swing Band di Dan Sadowsky. Questo particolare suono, dovuto anche alla scelta musicale di cui sopra, rappresenta quindi la caratteristica di codesto numero quattro. L’album, comunque, è suonato in maniera eccellente (al primo posto il medley Kildare’s Fancy-Ships Are Sailing-High Yellow), le parti vocali, in questo contesto, sono eseguite altrettanto bene, l’incisione è a livello più che discreto.

Un’opera che può soddisfare i gusti di un largo numero di persone. È lecito però chiedersi se, alla resa dei conti, sia giusto (e soprattutto corretto) contrabbandare sotto l’etichetta di otm un tipo di musica che con quella a poco a che vedere, almeno dal punto di vista dell’esecuzione (cosa della massima importanza). Tanto più che, sia Tommy Thompson (banjo), sia Bill Hicks (fiddle), sono noti per la loro intransigenza in fatto di purezza stilistica: il primo essendo tra gli organizzatori delle Old-Time Fiddler’s Conventions di Galax, il secondo scrivendo da anni articoli infuocati sulla rivista quadrimestrale The Devil’s Box, organo ufficiale della Tennessee Valley Old Time Fiddlers Association (…per colmo d’ironia!).

Flying Fish 055 (Old Time Music, 1978)

Pierangelo Valenti, fonte Mucchio Selvaggio n. 13, 1978

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