Alcune notizie preliminari: l’album è dedicato a Peter Green, alcuni degli ospiti hanno nomi di rilievo e cito Albert King, Nicky Hopkins, Albert Collins. Dei nove pezzi dell’album quattro sono cover di gente del calibro di Johnny ‘Guitar’ Watson, il resto è invece firmato dallo stesso Moore. Altre informazioni, se ancora ce ne fosse bisogno, permettono senz’altro di individuare l’indirizzo musicale di questo Still Got The Blues… vediamo, nella foto di copertina c’è un bambino alle prese con una Gibson Les Paul in una cameretta ‘piena’ di segni precisi, tipo un manifesto di Hendrix, un vecchio Marshall, un fonografo e tanti dischi tra cui si riconoscono le copertine di Albert King, B.B. King, Robert Johnson, Fletwood Mac …
Il retro della copertina parla altrettanto chiaro, basti dire che la situazione è sempre la stessa, solo che il bambino è diventato adulto, si chiama Gary Moore e seduto sul letto di una camera d’albergo e guarda il CD del mitico John Mayall And The Blues-breakers featured Eric Clapton.
Dopo una introduzione così lunga chiunque credo avrà capito che Gary Moore è tornato indietro negli anni e, con Still Got The Blues, ha rispolverato in pieno lo stile british blues, solo a volte leggermente appesantito da una mano che negli ultimi anni ci aveva abituato ad un sound molto più duro. Questo recupero ci restituisce un chitarrista in grande forma che si cimenta di nuovo con uno stile musicale di cui forse è stato ormai detto tutto salvo che riesce ancora, negli anni ’90, a far vibrare, soprattutto quando viene ‘trattato’ in maniera superlativa da un Gary Moore estremamente determinato, che obbliga la sua chitarra a riscoprire un sound datato. Quindi un grande e gradito ritorno da segnalare non solo ai nostalgici, ma anche a chi ancora crede che la chitarra possa esprimersi al di là di condizionamenti tecnici.
Virgin V 2612 (Blues, Blues Rock, 1990)
Giuseppe Barbieri, fonte Chitarre n. 51, 1990
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