Gary P. Nunn - It’s A Texas Thing cover album

Se non andiamo errati e se non contiamo le compilations, questo It’s A Texas Thing dovrebbe essere il nono album che vede Gary P. Nunn nella veste di titolare. Ne sono passati di anni da quando Gary P. faceva la gavetta alla corte di Jerry Jeff Walker e suonava nella Lost Gonzo Band. Adesso è lui la star, ha il suo gruppo, The Sons Of The Bunkhouse Band e questo CD è senza dubbio fra le sue cose migliori.
Fra le dodici tracce troviamo pezzi swing, brani country-rock, ballate stile ‘coastal & western’ (neologismo caro all’amicone Larry Joe Taylor), momenti two-step, canzoni d’amore e motivi tex-mex. Gli argomenti vanno da Bob Wills ai cavalli, al golf. E’ davvero una ‘cosa texana’, anche se, ad onor del vero, il nostro è nato in Oklahoma. Sono della partita nomi blasonati dell’entourage texano: Riley Osbourn (tastiere), Paul Pearcy (batteria), Bart Trotter (dei Flying-J Wranglers al fiddle), Joel Guzman (accordion), il nostro beniamino Thomas Michael Riley (harmony vocals), per concludere con Lloyd ‘Prezzemolo’ Maines (che suona praticamente tutto…).

Fra i ‘Cantori-del-male-della-sella’ troviamo alcuni altri nomi noti: Brian Burns (in uscita il suo terzo CD) e Mike Blakely (due i suoi imperdibili CD western). Un’attenta analisi delle canzoni ci fornisce qualche elemento di riflessione. Perché il brano iniziale intitolato Taking Bob Back To Tulsa (grande western-swing con il quale si rende omaggio all’imperituro Bob Wills) appare a firma di tali O’Brien, Ivey e Selmen, quando lo stesso brano era compreso in un CD degli Stonehorse, compagine di Tulsa nella quale militava lo stesso Rich O’Brien, ora guitar wizard in his own right, ma allora era stato attribuito alle penne di Mike Self (membro della band) e di Leon Rausch (ex-vocalit dei Texas Playboys)?
Un paio di brani portano la firma del succitato Mike Blakely: It’s About To Get Western è una gradevolissima ballata acustica contrappuntata dalla steel guitar, con un grande Gary P. alla voce solista, mentre la conclusiva Here’s To Horses è dedicata ad un cowboy morente con una innata passione per i cavalli ed il coro dei cantori di cui sopra contribuisce a sdrammatizzare la performance.

Thomas Michael Riley, cantautore texano con tre ottimi album al suo attivo, è presente con ben tre dei suoi brani tutti tratti dal suo ultimo Cow Pasture Pool & Other Texas Love Songs, con Gary P. che le rivede alla sua maniera, inserendo elementi tex-mex facilmente riconoscibili (l’accordion di Joel Guzman in Red Neck Riviera), l’incedere pomposo della ballata western per First Thing First), per chiudere con Cow Pasture Pool, celebrazione appassionata dello sport del golf, molto popolare fra il popolo country texano (Willie Nelson e Jerry Jeff Walker su tutti).
Difficile comunque scegliere il brano migliore fra quelli presenti: alcuni potrebbero prediligere il piglio auto-celebrativo e decisamente vanitoso del title-track, mentre altri potrebbero privilegiare la disimpegnata e spensierata Tonight I Just Wanna Have Fun.
A me piace moltissimo la ballata di Brian Burns intitolata He Never Came Back From Mexico, inedita fino ad oggi nella sua limitata discografia, ma che comparirà probabilmente nel prossimo CD atteso a breve.

Dear John Letter Lounge è una perfetta bar-song, molto adatta ad essere interpretata con un significativo sottofondo fatto di boccali di birra che tintinnano urtandosi in molteplici brindisi, poi entra un fiddle, texano al massimo, e… non possiamo dimenticare uno dei momenti oggettivamente migliori, quella Honking Out Some Hank, a testimoniare che la luce del grande Hank Williams brilla ancora tutt’altro che fioca. Anche Willie Nelson l’aveva interpretata nel suo album-capolavoro, Red Headed Stranger, così Gary P. riprende Hands On The Wheel, opera di Bill Callery (un omonimo LP all’attivo nel lontano 1976), ma chiunque si cimenti con l’acustica solista nel bel mezzo del brano, è destinato a perire miseramente nel confronto con la gut-string guitar dello stesso Willie.
Pur sforzandoci di non farci trascinare dall’entusiasmo che ci accompagna quando escono dischi di questo genere, possiamo tranquillamente affermare che si tratta, insieme al live intitolato Home With The Armadillo, del migliore album di Gary P. Nunn: diavolo, it’s a Texas thing!

Campfire CF-20023 (Alternative Country, 2000)

Dino Della, fonte TLJ, 2005

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