Continua con Under My Hat l’attività di questo popolare cantore del Texas. Gary P. celebra da sempre il Lone Star State attraverso la sua musica e le sue composizioni. Ha iniziato come side-man di Jerry Jeff, poi con i Lost Gonzo Band, durante gli anni settanta, e, in seguito, con una produzione solista irregolare, ma continua e proficua, a partire dall’80.
Poliedrico musicista, suona dieci strumenti, autore, produttore ed editore, oltre che interprete, Gary P. Nunn è un personaggio di grande seguito anche al di fuori dell’Austin-area, dove è una piccola leggenda. Under Your Hat – dalla bella song di Hadley & Garrett dove il padre dice al figlio: “tutto quello che ti serve è sotto il tuo cappello” – non si discosta dalla sua produzione più recente ed è una bella collection di canzoni di autori texani di cui Nunn interpreta le più suggestive e rappresentative ballads.
Riflettori puntati sull’interprete country dunque, più monotematico e formale del solito e sempre meno propenso a lasciarsi andare verso border-music e honky-tonk. Un Nunn non certo freddo: ma un po’ irrigidito in veste di performer country, meno coinvolgente a livello emotivo rispetto all’esuberante bandleader che da tempo apprezziamo.
La produzione di Under My Hat, dovuta allo stesso Nunn ed al vecchio compagno di mille avventure Lloyd Maines, responsabile di steel e lap-steel guitar, è impeccabile e si avvale della presenza dei migliori session-men di Austin: Bobby Rambo, Riley Osborn, David Heath, Paul Percy, Gene Elders e delle voci di Bob Livingston e Kimmie Rhodes.
Per quanto difetti un po’ di calore, di quel multiforme Texas country-feeling che amiamo e di brani originali (solo due, di cui uno strumentale), l’ultima fatica di Gary è un’ottima raccolta di country songs interpretate da una voce calda e familiare, decisamente superiore alla media delle produzioni analoghe.
Campfire CF 20010 (Singer Songwriter, Alternative Country, 1996)
Tommaso Demuro, fonte Out Of Time n. 20, 1997
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