Gene Vincent – “The Road Is Rocky. The complete studio masters 1956-1971”

In concomitanza con il trentesimo anno di attività, la Bear Family dà alle stampe questo imperdibile cofanetto di 8 CD The Road Is Rocky… contenenti l’intera produzione discografica (in studio) di Gene Vincent corredata da un libro di 133 pagine ricche di foto e di notizie bio-discografiche presentate con la meticolosità e completezza tipiche della casa discografica tedesca.

Non so se la cosa fosse voluta, ma certo questa pubblicazione festeggia degnamente la ricorrenza, per usare un termine di moda è un ‘must’ per tutti gli appassionati di rock and roll e rockabilly.
Non è stato sempre così, però.

Per tutta una serie di motivi (non ultimo una discutibile gestione della carriera del cantante sia da parte del medesimo, ma anche delle case discografiche con cui collaborò, in primis la Capitol) la fama di Vincent é stata discontinua, limitata sia temporalmente che geograficamente (in America dopo l’iniziale exploit è stato praticamente ignorato per decenni, in alcuni Paesi europei come la Gran Bretagna e la Francia il suo nome è rimasto mitico, ma in altri – ad esempio l’Italia – per tantissimo tempo il suo culto fu appannaggio di una ristretta cerchia di fedeli adepti.

Ricordo conoscenti che avevano intere collezioni di dischi di Elvis Presley – con tanto di versioni diverse del medesimo disco: quella americana, quelle italiana, quella inglese…. – e magari una sola misera raccolta di successi di Gene Vincent) e una delle principali conseguenze di ciò fu lo svilupparsi di una discografia caotica, fatta di un numero notevole di antologie (per lo più europee) più o meno valide e ‘serie’ che si affiancavano al ‘canone’ degli album ‘originali’ a loro volta ristampati talvolta con aggiunte e/o modifiche.

Nel 1990 usciva The Gene Vincent Box Set che rappresentava se non il primo, sicuramente il miglior tentativo di mettere ordine in tutto quel caos (tra l’altro è ancora in catalogo) e che andava a coprire per intero il periodo Capitol-Columbia (1956-64), ma lasciava fuori le successive produzioni del cantante.
Oggi il cofanetto della BF colma questo vuoto. Vediamolo nel dettaglio.

The Road Is Rocky… CD 1

Si incomincia con la prima storica sessione da cui uscì la mitica Be-bop-a-lula, canzone con la quale Gene entra di diritto nella storia del rock and roll. Ufficialmente scritta, oltre che da Vincent, da Bill Davis diventò il primo e più grande successo di Gene piazzandosi al 7° posto delle classifiche pop, all’8° in quelle rhythm and blues e al 5° di quelle country and western (16^ in Inghilterra), si sarebbe aggiudicata un disco d’oro con oltre un milione di pezzi venduti, un processo per oscenità a causa del ‘suggestivo’ ansimare del cantante e una partecipazione al più leggendario dei film sul rock and roll – Gangster Cerca Moglie – dove i Blue Caps che accompagnano Vincent non sono gli stessi del disco.

La formazione del gruppo di accompagnamento di Gene Vincent subì negli anni un gran numero di modifiche d’organico, il che portò a notevoli differenze stilistiche negli arrangiamenti dei suoi dischi, senza che venisse mai meno una indiscutibile qualità e una grande originalità.

Il 4 maggio 1956 ad affiancare Vincent nelle sue prime registrazioni per la Capitol c’erano Cliff Gallup (chitarra solista), Willie Williams (ch. ritmica), Jack Neal (contrabbasso), Dickie Harrell (batteria), a produrre il tutto, in quel di Nashville, Ken Nelson.

In quella stessa sessione venne realizzato anche il secondo singolo, Race With The Devil, che a dispetto della sua eccellenza, non ottenne riscontri commerciali apprezzabili.

Bisogna aspettare l’ottobre ’56 per ritrovare Vincent nelle posizioni alte delle charts con Bluejean Bop (34^ pop) registrata a giugno assieme agli altri brani che andranno a formare il primo LP (Bluejean Bop 16° nelle classifiche degli album), un misto di brani originali e rifacimenti di standars interpretati con gusto e originalità (Wedding Bells, Ain’t She Sweet, Jezebel…). Il CD si chiude con alcune incisione del ’57 incluse nel secondo long playing (Gene Vincent And The Blue Caps).

The Road Is Rocky… CD 2

La prima parte del disco contiene brani del 1957 tra cui spiccano i due successi Lotta Lovin’ e Wear My Ring, lato A e B di un medesimo 45 giri che resterà il secondo più grande successo di Gene Vincent (13° nelle classifiche pop USA).

Wear… porta la firma del non ancora noto Bobby Darin, alle session di questi brani ha partecipato l’ancora sconosciuto Buck Owens, Cliff Gallup ha ceduto il posto a Johnny Meeks (un altro ‘asso’) e i Blue Caps si sono arricchiti di due ‘clapper boys’.

Nel 1958 esce il terzo album – Gene Vincent Rocks And The Blue Caps Roll dalla copertina indimenticabile – e quasi tutti i rimanenti brani del CD sono tratti da questo lavoro, tra le eccezioni Baby Blue – un classico – e Walkin’ Home From School con un inedito Gene Vincent in versione ‘teen’.

The Road Is Rocky… CD 3

Un’altra ricca sequela di brani mitici ci aspetta nel terzo CD (Dance In The Street, Git It, Teenage Partner, Litte Lover, Rocky Road Blues…) tutte registrate alla Capitol Tower di Los Angeles dove ormai Gene si era discograficamente ‘trasferito’.

Molti dei pezzi contenuti andarono a far parte dell’album A Gene Vincent Record Date alla cui realizzazione contribuì in veste di corista (ma forse fece anche qualche cosa di più) il grande Eddie Cochran, amico di Vincent dai tempi di The Girl Can’t Help It.

Tra le non poche perle di questo disco (che stilisticamente richiama il precedente) è da segnalare la cover di Summertime che se all’apparenza si richiama a quella fatta da Sam Cooke, in realtà se ne discosta presentando un sound molto più metallico e stridente con l’abituale ma sempre efficacissimo contrasto tra la sofferta voce di Vincent e la tagliente chitarra di Johnny Meeks. Dopo una manciata di versioni alternative originariamente pubblicate solo nel 1998 il CD chiude con i primi brani usciti nel 1959, tra cui uno dei più intensi brani melodici del repertorio di Gene, You Are The One For Me.

The Road Is Rocky… CD 4

Il pezzo più significativo è sicuramente Say Mama che a dispetto del mancato successo deve essere considerato uno dei maggiori risultati artistici del cantante, Steve Aynsley e Roger Nunn – editori di ‘Git It’, l’organo del fan club di Vincent e Eddie Cochran – lo hanno definito “sicuramente il più perfetto disco di rock and roll di tutti i tempi” (!).

Per il resto la parte forte del CD la fanno brani apparsi negli album Sound Like Gene Vincent (1959), da segnalare al suo interno diverse covers di classici del rock and roll come Ready Teddy, Maybellene, I Can’t Believe You Want To Leave e My Babe di Little Walter (che viene spudoratamente plagiata e accreditata a Vincent col titolo di My Baby Don’t Low) e Crazy Times (1960), ristampato e rispolverato un paio di anni dopo come Twist-Crazy Times) il primo disco registrato senza i Blue Caps ma con il supporto di alcuni sessionman di punta della scena californiana tra cui il sassofonista Jackie Kelso e il batterista Sandy Nelson.

Tra i brani del CD che per una ragione o per l’altra meritano menzione citerei She She Little Sheila, Wild Cat, che fruttò a Gene uno dei suoi soprannomi e Rip It Up registrata nel 1958 ma pubblicata solo nel 1963 assieme ad alcune registrazioni del 1961 nell’album The Crazy Beat Of Gene Vincent (eclatante esempio della cattiva gestione Capitol) pubblicato solo per il mercato europeo (per inciso, la versione italiana differiva da quella inglese e conteneva la nuova versione di Be-bop-a-lula), nel 1959 Vincent arriva infatti per la prima volta in Inghilterra, accolto trionfalmente come una star di prima grandezza: inizia qui una nuova fase della sua carriera.

The Road Is Rocky… CD 5

Infatti proprio la calda ed entusiastica accoglienza che i fans europei gli riservano convince Vincent a passare periodi lunghi sul continente effettuando trionfali tours ma anche incidendo dischi.

E così il quinto CD dopo aver riproposto la versione stereofonica dei brani di Crazy Times già presentati nel precedente disco propone alcune incisioni inglesi del cantante a cominciare da Pistol Packin’ Mama dal repertorio di Al Dexter (n. 15 nelle classifiche inglesi per 9 settimane a partire dal 16 giugno 1960).

Il progetto originale prevedeva che la canzone fosse registrata in coppia con Eddie Cochran, ma la tragica e prematura scomparsa del cantante in un incidente occorso al taxi in cui viaggiava al termine di una tournèe inglese – assieme a Vincent che resta ferito aggiungendo ulteriori ingiurie a un corpo già duramente provato da un incidente motociclistico avuto alcuni anni prima – costringe a modificare i piani e così per la prima volta sentiamo in un disco di Gene la sua voce doppiata.

La sessione è prodotta da Norrie Paramor (il produttore di Cliff Richard), realizzata negli studi di Abbey Road a Londra (quelli resi celeberrimi dai Beatles) e vede la partecipazione al piano di Georgie Fame come membro dei Beat Boys.

Altro capolavoro londinese presente nel CD è I’m Going Home: stesso produttore, stessi studi, ma questa volta ad affiancare Gene ci sono i Sound lncorporated – formazione leader nel panorama britannico dell’epoca – che accompagneranno il cantante anche in diverse date live.

Non mancano dei ritorni in patria che fruttano delle incisioni piuttosto eterogenee dato che il personale che accompagna Vincent (e il produttore che dirige il tutto) è sempre diverso.
Così nel gennaio ’61 vengono incisi alla Capitol Tower alcuni pezzi prodotti da Karl Engermann con l’Orchestra e Coro di Jimmie Haskell tra cui spiccano If You Want My Lovin’ e Crazy Beat futuro titolo dell’omonimo e già citato album pubblicato nel 1963 (il primo in cui Vincent compare – parzialmente – con la celeberrima tenuta in pelle nera alla quale non si può fare almeno un accenno visto l’importanza che rivestirà per i fans europei); di ottobre è, invece, una seduta di registrazione prodotta da Nick Venet con la Dave Burgess Band che partorisce il 45 Baby Don’t Believe Him/Lucky Star a dire il vero piuttosto distante dai canoni stilistici di Vincent e che non ottiene nessun riscontro commerciale (in quel periodo la latitanza dalle charts è diventata per Gene una triste abitudine).

The Road Is Rocky… CD 6

Ancora in Inghilterra Gene partecipa al film It’s Trad Dad dove appare vestito di pelle bianca (prontamente imitato da Vince Taylor: per anni è stata aperta e accesa la polemica tra i due cantanti su chi avesse avuto l’idea del costume di scena in pelle, pare che in realtà la ‘tenuta’ fosse stata suggerita a entrambi dal produttore inglese Jack Good, ma ormai è praticamente assodato che il primo a indossarla sia stato Vincent pur non potendone rivendicare, quindi, la paternità) e canta Spaceship To Mars che apre questo CD.

Un CD tutto inglese, dopo alcune altre incisioni presso gli studi Abbey Road (tra cui una nuova versione del suo cavallo di battaglia ribattezzato Bebop-a-lula ’62, i francesi ci aggiungono ‘version twist’) troviamo Vincent incidere negli Olimpic Sound Studios per la Columbia (inglese) con la quale aveva firmato un contratto alla fine del 1963.

Per la Columbia escono (solo per il mercato europeo) tra novembre 1963 e ottobre 1964 quattro dischi singoli e un album (Shakin’ Up A Storm).

Ovviamente il 1956 è lontano, ma non mancano brani di notevole qualità (seppur commercialmente infruttuosi) come la splendida cover di Where Have You Been Of My Life dal repertorio di Arthur Alexander cantautore rhythm and blues americano all’epoca apprezzatissimo (e saccheggiatissimo) in Inghilterra, Private Detective e il suo retro You Are My Sunshine degno di stare al fianco dei migliori brani beat coevi (del resto Vincent era accompagnato dal gruppo beat degli Shouts, compagni in quel periodo anche dal vivo).

Nel long playing diverse cover di classici del r’n’r con una certa predilezione per il repertorio di Little Richard, ma anche una autocitazione con una nuova versione di Baby Blue.

The Road Is Rocky… CD 7

Il 1965 vede Vincent lontano dagli studi discografici, nel 1966 firma per l’etichetta californiana Challenge con la quale incide alcuni 45 e un album, Bird Doggin con l’accompagnamento di alcuni membri dell’ex gruppo strumentale the Champs tra cui Glen Campbell.

I tempi sono cambiati e Gene, malgrado le dichiarazioni di eterna fedeltà al rock and roll, se n’è accorto: in questi dischi non mancano richiami a suggestioni musicali più moderne (un pizzico di folk-rock per esempio), la preziosa voce di Gene sempre inimitabile si concede qualche ‘trasgressione’ stilistica e nel complesso il prodotto che ne esce è senza dubbio buono (ma ahimé invenduto), il brano Bird Doggin comunque può essere senza dubbio annoverato tra i ‘classici minori’ del Nostro.

1968, altra etichetta (Playground), altro produttore (Jim Pewter che scrive per Vincent Story Of The Rockers), solita gestione pessima (i dischi escono con due anni di ritardo), solito risultato, nulla di fatto.

The Road Is Rocky… CD 8

Entra in scena il geniale, leggendario e anticonformista produttore Kim Fowley (non perdetevi se già non l’avete acquistato il CD della Ace Impossible But True – The Kim Fowley Story CDCHD888) che per l’etichetta Dandelion produce, tra l’altro, una ennesima versione di Be-bop-a-lula (’69), più altri brani per lo più inclusi nell’album I’m Back And I’m Proud (ottima dichiarazione d’intenti). In realtà a conti fatti non è tanto Vincent a beneficiare del talento irriverente di Fowley, quanto Kim a poter aggiungere al proprio curriculum un’altra prestigiosa (per quanto un po’ ‘sfiatata’) collaborazione.

Le ultime incisioni di Vincent sono per la Kama Sutra, ma anche in questo caso senza successo (pur non mancando dei momenti interessanti).
Il CD si chiude con due incisioni del 1971, di cui una nuova versione di Say Mama.

In conclusione…

Un lavoro di inestimabile valore che non dubito resterà l’opera definitiva su questo intramontabile grande artista. Per me è stata una grande soddisfazione aver potuto presentarlo su questa prestigiosa rivista.

N.d.R. – Considerando strettamente le registrazioni effettuate in studio andrebbero segnalate le seguenti registrazioni mancanti da questo comunque eccellente box:

– Quattro titoli registrati in proprio da Vincent nel 1968 o nel maggio ‘69 e poi pubblicati in Inghilterra sull’EP Rainyday Sunshine del 1981.
– Quattro registrazioni che Vincent ha effettuato nell’agosto del ’71 per Ronny Weiser nel suo studio attrezzato nel garage e poi pubblicate in un album tributo sulla sua etichetta Rollin’ Rock.

Bear Family BCD 16257 HL (8 CD Box)(Rockabilly, 2005)

Riccardo M. Boscolo, fonte Jamboree n. 49, 2005

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