Solo il fatto che George Jones produca ancora dischi mi fa sempre ben sperare per il futuro della musica country, che faccia dischi come questo, mi rende addirittura euforico.
Non si può criticare George Jones, per tutto quello che rappresenta, tutto quello che ha fatto, per l’artista che è stato e che è ancora. Questo mi sono detto prima di cominciare l’ascolto di questa sua ultima fatica, mi ero ripromesso di non sottolineare eventuali imperfezioni, sbavature dovuti all’inevitabile passare degli anni.
Non c’è stato bisogno perchè The Rock è un disco entusiasmante ai suoni decisamente ed orgogliosamente classici e con la voce di Jones in grado ancora di emozionare al primo ascolto.
Si comincia con la ballata lenta che da il titolo al disco, aperta dal mandolino di Stuart Duncan e condotta dagli immortali giochi di voce di Jones.
La seconda traccia è il tanto atteso duetto con Garth Brooks Beer Run, sfrenata drinking song prodotta da Allen Reynolds e inserita anche nell’ultima fatica di Brooks Scarecrow. Ascoltare il racconto della superstar dell’Oklahoma sul suo incontro con George Jones ci fa capire al meglio cosa questo artista rappresenti per la musica americana e non solo.
50,000 Names è una efficace ballata che commemora i caduti di ogni guerra, mentre The Ma He Was e I Got Everything ci riportano su sonorità decisamente honky tonk.
A chiudere il disco un’altra manciata di ballate medio lente tra cui spicca la finale Tramp On Your Street, firmata Billy Joe Shaver.
Un disco bello che ha avuto il grande merito di riportare il grande George nelle radio country degli Stati Uniti grazie anche al singolo Beer Run. Intramontabile.
BNA 07863-67029-2 (Traditional Country, 2001)
Roberto Galbiati, fonte Country Store n. 64, 2002