George Strait – The Road Less Traveled cover album

Di George Strait gli appassionati di country music conosceranno la sua sincerità e la sua fedeltà agli stilemi della tradizione, pur proponendo suoni che negli oltre venti anni di carriera hanno attratto fans di ogni età in un mix di grande fascino. Titolare di una discografia di ottimo valore e di pochissimi cali di ispirazione, George Strait rappresenta uno dei cardini sui quali si basa l’attuale mainstream di Nashville. Questo suo ultimo album, The Road Less Traveled,  conferma quanto di più positivo è stato scritto su di lui in passato: voce calda e modulata, arrangiamenti in perfetto equilibrio tra acustico ed elettrico,un repertorio che si basa sui grandi songwriters del genere.

The Road Less Traveled è un eccellente esempio di moderna ma al tempo stesso classica country music in cui i riferimenti tematici alla tradizione sono freschi e brillanti. L’unica caduta di stile, è bene dirlo subito, è nell’unico tentativo di ‘modernizzazione’ negli arrangiamenti; le voci modificate elettronicamente in Stars On The Water (peraltro canzone di buona fattura scritta da Rodney Crowell) sono veramente di dubbio gusto. Il resto del disco è invece pregevolissimo, con steel guitar e fiddle in evidenza e il solito stuolo di famosissimi session men.

George Strait predilige le atmosfere rilassate e solo in alcuni momenti il ritmo sale di tono, come nelle eccellenti The Real Thing di Chip Taylor e Good Time Charley’s. Non mancano le influenze messicane, tipiche del repertorio di un texano doc: The Middle Of Nowhere (di John Scott Sherrill e Shawn Camp) e Living And Living Well sono solari e azzeccatissime nelle loro melodie.

A dimostrazione di quanto George Strait si trovi a suo agio nella interpretazione delle ballate, sono da segnalare due tra le canzoni più intense del suo recente repertorio, Run, già scelta come singolo e la title-track The Road Less Traveled, firmata dalla coppia Buddy Brock e Dean Dillon. Più di maniera è invece My Life’s Been Grand, ballatona con troppo zucchero e l’impressione di fungere da riempitivo, pur scritta da un mito come Merle Haggard.
Un piccolo peccato veniale in un disco omogeneo e perfettamente in linea con l’immagine più accattivante del grande cantante texano.

MCA 0881702202 (New Country, 2001)

Remo Ricaldone, fonte Country Store n. 72, 2004

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