Grievous Angels - Watershed cover album

One Job Town, pubblicato dalla Stony Plain nel ’90, è stato uno dei più bei dischi dell’anno per la stampa specializzata canadese. Tanto da far dichiarare ad un giornalista dell’Edmonton Journal che i Grievous Angels “are a national treasure”.
Ed in effetti, attingendo dalla tradizione musicale nord-americana, dipingevano un magistrale affresco dolce-amaro del loro grande paese – “this land of snow and trees”…, dove la gente vive i suoi sogni in cable tv…” – toccando momenti di autentica poesia. Avvalendosi di un messaggio musicale che trovava proprio nella ‘roots-music’ di matrice country, folk, rock e cajun un toccante e diretto mezzo espressivo, i Grievous Angels avevano realmente confezionato un capolavoro giustamente insignito dalla stampa specializzata canadese del titolo di ‘Roots-traditional album of the year’.

Orfani da alcuni anni della loro front-woman, la vocalist Michelle Rumball, venivano dati per finiti. Sembrava impossibile che le songs di Chuck Angus potessero prendere corpo senza la sua voce. Ma i quattro membri rimanenti, dopo diversi tentativi con personaggi femminili, hanno pensato di sostituirla con il pianista Rick Conroy ed evitare così improbabili paragoni.
Watershed segna un inatteso quanto gradito ritorno per questa band che vede Chuck Angus assumersi anche la responsabilità della voce solista oltre quella di chitarrista ed autore. Il sound, è ancora lo stesso con l’eclettico multistrumentista Peter Jellard – accordion, chitarre, violino, mandolino – ben coadiuvato da Rick Conroy al piano e la medesima sezione ritmica, con l’ospite Lewis Melville, guida spirituale country, alla pedal-steel ed al banjo come sostegno.

Se l’impatto sonoro è ancora lo stesso, la mancanza della voce stupenda ed unica della Rumball si fa sentire, per quanto gli arrangiamenti vocali, sia nelle parti corali che soliste, siano sicuramente validi ed interessanti. Premesso che nessuno come questa cantante potrà dare voce, cuore, sentimenti e corpo alle affascinanti ballads di Chuck Angus, Watershed è un’opera notevole, anche se ai primi ascolti meno intensa ed ispirata della precedente.
Ma, una volta fatta l’abitudine ad una voce diversa, ci rendiamo conto dell’invariato potenziale di questa interessante formazione.

I Grievous Angels si muovono ancora nella stessa dimensione musicale, un po’ più country-oriented rispetto a One Job Town, e propongono ben diciassette nuove canzoni di notevole spessore che portano la firma di Chuck Angus tranne Parking The Cod, cajun di Jellard e le tradizionali La Bastrange e Salamanca. Le ballads di Chuck spaziano tra country, rock e folk avvalendosi del notevole e vario impatto strumentale di una band collaudata da centinaia di concerti ogni anno. La sua voce è bella e particolarmente adatta ed espressiva nelle ballate e nei brani d’atmosfera.
Molto incisivo anche il pianismo di Rick Conroy che aggiunge un tocco di romanticismo al già toccante e drammatico sound degli Angels.

Questi spaziano gradevolmente tra folk-ballads e country non disdegnando il rock ed in ogni canzone troviamo esperienze vere e vissute di quel grande paese che è il Canada.
Watershed è una lunga ed omogenea collezione di storie e tra queste ve ne sono alcune indimenticabili: Maybe It’s The Rye That’s Talking, autentico country-dream, la nostalgica ballata We Don’t Seem Able To Love Anymore, composta da Angus con Andrew Cash e cantata in duo con Rebecca Jenkins (tanto per aggiungere nostalgia di una voce femminile) ed i tipici ed intensi country-rock del loro repertorio come Starting Over At Thirty. Questo ed ancora di più potete trovare nella musica degli Angels se attraverserete The Watershed.

Jimmy Boyle CD 181093 (Alternative Country, Country Rock, 1994)

Luigi Busato, fonte Out Of Time n. 3, 1994

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