Guitar Shorty – Alone In His Fields cover album

John Henry Fortescue, conosciuto artisticamente con il più memorizzabile soprannome ‘Guitar Shorty’, è venuto al mondo in una data imprecisata a Belhaven, North Carolina; ma fonti ben informate giurano che la sua nascita risalga quasi sicuramente ai primi ’40, per cui ai tempi ddelle registrazioni di questo Alone In His Fields, effettuate nel ’74 (le sue ultime), il chitarrista è appena trentenne.
Siamo in presenza di una figura di assoluto rilievo del panorama folk blues del dopoguerra, un tipo poco fortunato nei rapporti con le etichette discografiche, tranne qualche rara eccezione, un bluesman dallo stile molto affine a quello degli uomini del Delta, sia per il particolare linguaggio chitarristico (delicato con il plettro, nervoso e sferzante con il bottleneck) che per l’approccio vocale ‘cartavetroso’, asprigno, leggermente granuloso, seppur non truculento quanto quello di un Bukka White.

Manca, forse, un po’ della tragicità che ammanta uniformemente la poetica dei vari Robert Johnson, Charley Patton, Son House. Il repertorio di Shorty è caratterizzato da un’alternanza scelta con gran gusto ed un pizzico di ruffianeria, di struggenti slow (Eater Blues, Whistling Blues, Near The Cross) e di liquide ballate (Working Hard, Now Tell Me Baby, Shorty’s Talking Boogie).
Micidiale, perfetto, efficace il falsetto di Guitar Shorty in Now Tell Me Baby, una ballad mid-tempo rinfrescata dai nitidi arpeggi della sua chitarra accordata ‘aperta’ intervallati da sciabolate di slide taglienti come la lama d’un rasoio.
Alone In His Fields è un’altra magnifica riedizione su Trix Records che, va da sé, deve essere presa in considerazione da ogni serio cultore del miglior folk blues.

Trix 3306 (Country Blues, 1994)

Enzo Pavoni, fonte Out Of Time n. 4, 1994

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