Hank Williams picture

Tra la quindicesima e la sedicesima avenue nella Nashville ‘downtown’ sorge un moderno edificio ogni anno meta di migliaia di visitatori. Segnalato sulla guida telefonica e sulle piantine topografiche della cittá quale Punto di Interesse, ha attinenza col mondo della musica country trattandosi infatti della Country Music Hall of Fame con relativo museo: una specie di ‘santuario’ della country music in cui sono ricordati i massimi protagonisti che in vario modo hanno contribuito a renderla grande. Fotografie, strumenti musicali, ‘reliquie’ varie ed altro materiale è qui conservato ed esposto al pubblico che, sempre numeroso, affolla i locali di questa ‘istituzione’ sorta nel 1961 per iniziativa della Country Music Association.

Tra i membri della Hall of Fame (Stanza delle Celebrità), tutti effigiati su pesanti targhe in bronzo appese alle pareti, si trovano nomi celebri quali quelli di Uncle Dave Macon, Jimmie Rodgers, Roy Acuff, George D. Hay, Bob Wills, Bill Monroe, la Carter Family, Gene Autry, Jim Reeves, Chet Atkins, Patsy Cline, ecc.
In un luogo del genere, dove il banale sentimentalismo e l’eccessiva retorica aleggia solo per chi non conosce a fondo certa realtá americana, trova giusta collocazione, ovviamente, anche la figura di Hank Williams: l’artista più amato e popolare che la musica Country abbia mai avuto.
Sotto il suo bassorilievo si leggono queste significative parole commemorative:
“Cantante, compositore….Hank Williams vivrà nella memoria di milioni di americani. Le semplici belle melodie e le sincere tristi storie nelle sue liriche, sgorgate dalla vita che egli conobbe, non moriranno mai. Le sue canzoni affascinarono non solamente il mondo della musica Country ma allo stesso modo anche quello della ‘pop’ music dandogli grande prestigio”.

Nato il 17 Settembre 1923 nella comunità di Mount Olive, nove miglia da Georgiana, nello stato dell’Alabama, King Hiram ‘Hank’ Williams è stato certamente l’artista country che con maggior successo ha saputo estendere la propria notorietà anche al campo della ‘popular music’. Autentica leggenda del suo tempo, Williams ha rappresentato il simbolo della rinascita post bellica della country music, e ne ha decretato la fine con la sua prematura e tragica scomparsa il 1° Gennaio 1953.
Amato e ricordato da tanti americani (non credo ne esista uno che lo ignori), ispiratore di numerosi e rispettati country singer come Moe Bandy, Ray Price, George Jones ecc., antesignano dei moderni ‘outlaws’, a 41 anni dalla morte egli gode ancora di grande popolarità, facilmente verificabile, per esempio, constatando come ancor oggi diverse sue realizzazioni vengano continuamente proposte con successo dalle case discografiche.
Se Jimmie Rodgers fu la prima vera grande ‘country star’ americana, allo stesso modo Hank Williams fu la seconda e certamente più fortunata di Rodgers poiché capitó in un momento in cui nel paese ugualmente forte era l’interesse per la musica e l’intrattenimento, e la disponibilità economica.

Gli Stati Uniti, all’indomani della seconda guerra mondiale avevano incontrato una fortunata quanto inaspettata era di prosperità. Il passaggio da una economia di guerra ad una economia di pace non aveva causato traumi, anzi, le richieste private, mal soddisfatte per cinque anni, avevano assorbito, a guerra finita, più di quanto il paese poteva produrre.
Dal 1946 al 1953 la popolazione aumentó del ventuno per cento, il reddito nazionale del 37, i redditi privati, pagate le imposte, del 20. Furono offerti 62 milioni di nuovi posti di lavoro contro i 60 richiesti. Tale situazione favorí l’ulteriore trasformazione e urbanizzazione del Sud già iniziata col New Deal di Roosvelt, e provocó nuovi spostamenti di popolazione che, unitamente alla grande smobilitazione causata dalla guerra, fece si che la grande nazione americana si ritrovasse più unita.
Inevitabilmente caddero vecchie barriere culturali che dividevano distanti aree geografiche e si determinó una maggior amalgama nel tessuto sociale del paese. La musica country, tipica espressione di un Sud da poco riscoperto e riabilitato, trasse vantaggio da questi fattori contingenti e conobbe in questi anni un fortunato periodo di successo come mai era successo in passato (Boom Period). Da fenomeno regionale divenne fenomeno nazionale. La carriera di Williams combació con tale momento storico e ne fu decisamente avvantaggiata, senza peró farne la preponderante ragione della sua enorme fortuna. Questa derivó principalmente dalle sue straordinarie doti di cantante e compositore e dalla sua vena di autentico poeta popolare le cui liriche, semplici ed emozionali, che descrivevano gioie amori e frustrazioni da lui vissute in prima persona, ne fecero, come ebbe a dire Mick Miller (noto compositore e direttore d’orchestra) “un assoluto originale” degno di essere chiamato “american songwriter” alla stregua di Stephen Foster.

Nato da famiglia povera, Hank si trovó costretto a lavorare in giovanissima età. A 5 anni, da poco trasferitosi con i genitori nella vicina Georgiana, vendeva noccioline agli angoli delle strade, distribuiva giornali e lustrava scarpe per poi versare i guadagni alla madre, la donna che avrebbe dominato la sua vita. Essa si chiamava Lilly e accompagnava con l’organo della locale chiesa gli inni religiosi dei fedeli. Hank, che spesso doveva seguirla, molto presto mostró il suo interesse per la musica, e qui imparó a conoscere ed amare i gospels e i ritmati inni sacri.
Ciò si riveló come un primo ed importante contributo alla sua formazione musicale (nel corso della futura carriera compose infatti numerose gospel songs che formarono una parte importante del suo repertorio).
Parimenti influente fu rincontro con il musicista Rufe Payne, meglio noto col soprannome di Tee-Tot, un anziano ‘street singer’ di colore che saltuariamente si recava a Georgiana per esibirsi dove capitava (‘dance party’, negozi di barbiere, marciapiedi, ecc.) e che viveva con i pochi soldi cosí guadagnati. Da questo eclettico artista girovago, Williams imparó a suonare la chitarra.
Imparó semplicemente l’uso degli accordi per l’accompagnamento senza assimilare più impegnative tecniche solistiche. Imparó soprattutto a ‘sentire’ la musica. Tee-Tot, infatti, affascinava in particolar modo per la carica interpretativa che dava alle sue canzoni.
Williams, che aveva spiccata sensibilità, fece propri questi moduli espressivi e li perfezionó: all’apice della carriera non aveva rivali nel catalizzare l’attenzione del pubblico. Il blues, pertanto, divenne parte integrante del suo stile derivato principalmente da tali fonti, e caratterizzó gran parte delle sue composizioni dando ulteriore testimonianza della acculturazione musicale da tempo in atto nel Sud tra bianchi e negri.

A 8 anni, la madre gli regaló la prima chitarra, a 12, nuovamente trasferitosi con la famiglia a Montgomery, compose e cantó in pubblico, durante una gara per giovani talenti, la sua prima canzone: si intitolava WPA Blues e gli valse il primo premio. (W.P.A. sono le lettere iniziali di Works Progress Administration, istituzione statale che si era prefissa la sistemazione di milioni di disoccupati). Il successo ottenuto quella sera al teatro Empyre di Montgomery lo convinse a proseguire su quella strada e a fare della musica e del canto la futura professione.
Con il permesso della madre, donna possessiva che lo ‘seguiva’ incessantemente, cominció a guadagnare suonando nei clubs e soprattutto nelle honky-tonks, e un anno più tardi, quando già godeva di una certa fama, formó la sua prima band, i Drifting Cowboys, esibendosi con questa alla locale stazione radio WSFA dove, se la paga era bassa, alti erano invece i consensi che riceveva.

Nonostante si facesse chiamare The Drifting Cowboy Hank Williams, all’infuori di Cool Water e Happy Rovin Cowboy (la sua sigla), non incise mai motivi western. Le sue canzoni furono sempre realistiche descrizioni dell’ambiente e della cultura del ‘profondo’ Sud da cui proveniva. L’unica cosa che al mitico west lo legó fu il classico copricapo perennemente in testa e il caratteristico guardaroba fornitogli da Nudie, il sarto di Hollywood famoso per aver ‘vestito’ i più celebri divi americani.
Gli anni della adolescenza videro Hank alla ricerca della propria affermazione musicale, e trascorsero non privi di problemi. Il diffìcile rapporto con la madre e soprattutto l’alcoolismo (a 15 anni era già bevitore cronico) segnarono profondamente la sua tormentata esistenza. Ancora diciassettenne incontró e sposó Audrey Mae Sheppard, una bionda ragazza 6 mesi più vecchia di lui che da poco aveva divorziato. Il matrimonio fu burrascoso con frequenti litigi e riconciliazioni che tuttavia si dimostró determinante per la musica del giovane che, innamoratissimo di Audrey, in essa trovó l’ispirazione per le sue più belle canzoni d’amore sia tristi che gioiose.

Nel 1946 firmó il primo contratto con una piccola casa discografica: la Sterling Rec., per la quale incise, assieme agli Oklahoma Cowboys (Willis Bros.), quattro 78 giri: Never Again /Calling You; Wealth Won’t Save Your Soul /When God Comes And Gathers His Jewels; I Don’t Care /My Love For You; Honky Tonkin /Pan American. Successivamente, nel 1947, grazie all’aiuto di Fred Rose fu scritturato dalla MGM Rec, a cui rimase legato fino al termine della carriera. Fred Rose era un compositore di successo (Deed I Do, Red Hot Mama) convertitosi alla country music che nel 1942, insieme a Roy Acuff (la grande star del grand ole Opry), aveva formato a Nashville la prima casa editrice musicale che si occupava di quel genere. Per vari anni incontrastato leader del settore, aveva incluso Williams già dal primo incontro (Nashville 1946) nella propria ‘scuderia’ che allora comprendeva importanti nomi quali quelli di Pee Wee King, Red Stewart, Clide Moody, Jenny Lou Carson, Mel Forea, ecc.. Probabilmente la stella di Hank Williams non avrebbe brillato tanto senza quella storica unione. Rose, dotato di grande esperienza e di quel sesto senso che gli permetteva di individuare l’esatta formula del successo, intraprese un’accurata opera di rifinitura del lavoro del geniale songwriter facendo correzioni, dando suggerimenti, guidandolo costantemente, divenendo cosí anche suo arrangiatore e manager a tutti gli effetti.

Questa collaborazione, che spesso trascendeva i normali rapporti di lavoro (Rose fece quasi da padre ad Hank), si riveló duratura e proficua e diede i primi risultati con l’incisione per la MGM di Move It On Over, un 78 giri che vendette alcune centinaia di migliaia di copie e si piazzó ai primi posti delle classifiche (1947).
Durante questo periodo, che vide la fortunata rinascita del genere country (allora peró il termine usato era ancora ‘hillibilly’), assunsero un ruolo predominante nella propaganda di questa musica le numerose stazioni radio dislocate in tutto il Sud, all’Ovest e nel Mid-West. Nell’intento di soddisfare sempre meglio i desideri dei numerosi ascoltatori, alcune di queste stazioni si resero promotrici di brillanti iniziative organizzando importanti spettacoli radiofonici la cui caratteristica principale era quella di proporre periodicamente, ad un pubblico che poteva assistere anche di persona, le performances delle più acclamate country stars del momento raccolte in un cast d’eccezione.

Milioni di americani ogni sabato sera, girando la manopola dell’apparecchio radio, potevano sintonizzarsi sulla lunghezza d’onda della stazione preferita e ascoltare la voce dei proprì beniamini per l’occasione riuniti. I più fortunati potevano acquistare il biglietto e applaudirli direttamente nei diversi teatri e auditori che ospitavano questi show.
Il successo di un cantante non era più legato esclusivamente al numero di dischi venduti, ma dipendeva anche dall’indice di gradimento che riusciva ad ottenere da queste pubbliche esibizioni. Tra i diversi ‘Country Jamboree’ che allora si contendevano settimanalmente migliaia di fans spiccava il World’s Originai WWVA Jamboree che prese l’avvio alla radio WWVA di Weeling W. Va. nel 1926, il Tennessee Barn Dance della WNOX di Knoxville (1942), il Big D Jamboree della KRLD di Dallas (1947), il Louisiana Hayride della KWKH di Shreveport (1948) e soprattutto il Grand Ole Opry della WSM di Nashville. Nato il 28 novembre 1925 per iniziativa di George D. Hay col nome di WSM Barn Dance (inizialmente era solo show radiofonico), il Grand Ole Opry, cosí ribattezzato solo nel 1927, era il più famoso tra tutti, la meta ambita di ogni artista che in esso vedeva la consacrazione al successo, la scintillante vetrina che mostrava il meglio della musica country. Entrare a far parte dell’Opry, calcare le tavole del palcoscenico del Ryman Auditorium che ne fu la celebrata sede in Nashville dal 1941, conquistare l’attenzione del pubblico della WSM, voleva dire attestare nel migliore dei modi la popolarità conseguita.

Anche Williams naturalmente sognava il suo ingresso all’Opry, ma inizialmente, poiché il nome non gli consentiva tanto, dovette accontentarsi di un pó meno e iscriversi, su consiglio di Rose, al Louisiana Hayride dove rimase per due anni circa diventando l’artista di maggior richiamo. L’occasione per partecipare al grande show di Nashville finalmente si prospettó nel 1949 quando incise la canzone che sarebbe diventata la più popolare dell’anno ed una tra le più famose di tutto il dopoguerra. Si trattava di Love Sick Blues, un vecchio country-blues composto nel 1920 da Cliff Friend, di cui si conosceva una prima incisione realizzata nel 1925 dallo yodler Emmet Miller per la Okeh Rec.. Cantata da Williams, che si ispiró direttamente alla versione datane durante gli anni trenta da Rex Griffin, divenne un immediato successo e consentí il suo debutto all’Opry il giugno di quell’anno in una serata memorabile da tutti ricordata per l’incredibile valanga di consensi che gli furono tributati (6 richieste di bis).
(continua)

Mario Manciotti, fonte Country Store n. 25, 1994

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