Il già ampiamente celebrato Sweet Home Tennessee (AP 073-2) riportava in auge uno degli ultimi grandi rappresentanti del blues americano, quell’Homesick James che oggi ottantaseienne stupisce per l’intatta volontà di presentare il suo grezzo e genuino blues.
Originario del Tennessee, Homesick è stato uno dei primi blues-men ad arrivare nella desiderata Chicago negli anni Venti, ma anche uno degli ultimi, purtroppo, a beneficiare di un certo successo. Il suo stile chitarristico, scarno ed essenziale, ma profondo e deciso eccelle soprattutto nella tecnica ‘slide’, mai usata in modo massiccio, ma nella sempre valida tesi del poche note ma buone.
Di recente Homesick aveva pubblicato anche l’ottimo Goin’ Back In The Times (Earwig CD 4928), in versione solista e ben recensito nel numero cinque della nostra rivista. Era con particolare ansia che attendevo l’annunciato Juanita, un dischetto nel quale il nostro protagonista torna ad essere il leader di una band nella quale spicca il ‘solito’ Fred James, qui impegnato alla chitarra ritmica, oltre che superbo produttore del disco stesso.
Bissare il successo artistico e commerciale del precedente non sarà certamente facile, ma ad un musicista di questo calibro nulla è precluso ed ecco che ci troviamo di fronte ad un’altra importante incisione del vecchietto di Somerville.
Un attento esame conferma la solidità dell’impianto sonoro di Homesick, che pur levigando un attimo il suo grezzo blues, non abbandona la strada seguita in precedenza. Siamo di fronte alla sua classica visione del blues, in alcuni brani anche monotono e ripetitivo, ma vero blues, quello che va dritto al cuore, senza l’ausilio di trucchi vari.
James, se possibile, cerca anche di migliorare la propria tecnica chitarristica, fatto questo avvertibile nel ‘sussurrato’ solismo presente in Time Is Growin’, uno dei blues più convincenti dell’intero disco. Inoltre, il leader compone personalmente tutti i brani tranne una ripresa di Can’t Hold Out di Elmore James, confermandosi in una eccellente fase di creatività.
Nell’analisi di Juanita non bisogna dimenticare di citare la sezione ritmica formata da Jim Carstein (batteria) e Casey Lutton (basso), al totale servizio del chitarrista, ma precisa come un orologio svizzero di marca. Anche il chitarrista ritmico David Guitar Jones è coinvolto nella registrazione ed i suoi interventi sono avvertibili soprattutto nei blues lenti come Someday Baby.
Un altro centro dunque per questo storico bluesman che stupisce per longevità e creatività del suo discorso musicale. Juanita è un piccolo gioiello che ci terrà compagnia nel lungo periodo invernale.
Appaloosa AP 097-2 (Blues, 1994)
Franco Bigi, fonte Out Of Time n. 7, 1994