Non è giusto: non fai tempo a recensire un disco, e quei bei tomi ti fanno uscire il secondo della serie! Poi uno fa la figura del ritardatario…Vabbè, li perdono, perché anche questo secondo CD non è male.
Cioè se non ci fosse stato il primo lo si potrebbe considerare molto buono, ma con l’album d’esordio i nostri cinque ‘riciclati’ ci avevano dato l’idea di poter trovare i pezzi nuovi più belli che ci sono, gli arrangiamenti nuovi più belli che ci sono, il tutto con un suono non nuovo ma con quel tanto di riconoscibile (leggi Quicksilver) da fornire un immediato senso di familiarità e simpatia.
Questa volta purtroppo, non si è avverata la stessa magia: l’album è si buono, come d’altra parte ci si deve aspettare da simili veterani, ma non ha un gran fascino, anzi sembra un po’ troppo costruito e manca abbastanza di interesse.
Le ragioni di questo calo, a mio parere, sono due: la scelta dei pezzi, non esaltanti, e l’eccessiva meccanicità del mandolino di Alan Bibey.
Per il primo punto è quasi sempre spiacevole constatare come l’interesse di chi ascolta sia stimolato da superclassici supersfruttati, come Blue Yodel nr. 3, o da arrangiamenti ‘personali’ (leggi: cambio di tempo da lento a veloce…) di altri superclassici altrettanto supersfruttati come You Win Again, o dal fatto che qualcuno abbia pensato di ripescare dal vecchio repertorio di Ray Price addirittura Crazy Arms.
Per il secondo problema, invece, consoliamoci: a quanto pare Bibey è fuori, e al suo posto è entrato il buon Lou Reid (con nostra somma gioia), ennesimo ex-Quicksilver dotato di incredibile voce e, lui si, buon gusto ai settecento strumenti che sa suonare.
Ma non è tutto grigiore, intendiamoci: i cinque riciclati sanno comunque suonare come pochi possono dire di saper fare, i loro cori sono sempre almeno perfetti, il lead di Russell Moore ed è sempre meno urlato, in vari momenti le idee sono ottime (vedi il coro del mio vecchio favorito Whose Shoulder Will You Cry On) e nei gospel a cappella non si può fare a meno di avere un po’ di pelle d’oca.
Il fatto è che, purtroppo o per fortuna, stiamo diventando tutti più esigenti, o forse dovremmo diventarlo, e un prodotto perfetto può non essere sempre ideale.
Per questo esito a raccomandare questo album: mettiamola così diciamo che è bello, ma c’è di meglio in giro, e a volte è più importante l’anima della bellezza. O no?
I’m Leaving Detroit/ You Win Again/ Lower On The Hog/ Crazy Arms/ Good Woman Blues/ When I Cross Over Jordan/ Whose Shoulder Will You Cry On/ Gordon McGregor/ Your Love For Me/ Puttin’ New Roots Down/ No End To Heaven/ Blue Yodel nr. 3
Rebel CD 1703 (Bluegrass Moderno, 1992)
Silvio Ferretti, fonte Country Store n. 17, 1992
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