Irene Kelley - Thunderbird cover album

Avevamo già avuto il piacere di conoscere/apprezzare Irene Kelley nel 1999, quando era uscito il suo album di esordio, quel Simple Path pubblicato dalla indipendentissima IRK Records. Ora, a distanza di ben cinque anni, ecco il nuovo album, che non fa altro che confermare quanto di buono avevamo potuto percepire dal suo predecessore. Irene è una cantautrice country-oriented, con una bella voce, dolce e sottile che rammenta a tratti quella della più affermata Nanci Griffith.
Ben dieci degli undici brani che compongono l’ossatura di questo CD sono stati scritti da Irene in collaborazione con amici più o meno noti, fra i quali troviamo Mark Irwin, Bill Anderson, Bernie Nelson, Randy Bishop e Billy Yates.

A partire dalla iniziale Highway, si ha subito la consapevolezza di trovarsi di fronte ad un prodotto maturo e completo, un classico mid-tempo adatto alle più tipiche ed ariose ballate, quelle che di solito si ascoltano guidando una bella decappottabile – presa a noleggio – lungo le strade della California (se vogliamo riprendere il titolo di una trasmissione radiofonica che il Vostro cronista conduceva qualche decennio fa…).
In termini di strumenti suonati nel disco, il co-produttore Scott Neubert la fa da padrone: chitarre acustiche ed elettriche, dobro, lap steel e mandolino e si sente subito l’influenza del primo country-rock californiano. Atmosfere queste che pervadono anche If I Had Any Strength At All, abbellita dalle harmony vocals di Rodney Crowell. Fra gli altri vocalisti che il disco ospita, è bello leggere i nomi di Claire Lynch e Jon Randall Stewart (polistrumentista alla corte di Emmylou Harris).

Cold All The Time è una ballata acustica molto tipica, ben sottolineata dal fiddle di Stuart Duncan, Somebody Let The Water In è un poco più cadenzata, con Claire Lynch che armonizza con Irene, il title-track si apre con un prezioso arpeggio ed un’atmosfera vagamente pellerossa (l’uccello del tuono è un simbolo ricorrente nelle leggende indiane) e comunque inquietante, My Sun & Moon scivola via con dolcezza, Big Girl Now ha il sapore autobiografico delle ‘cose di casa’, Burn Down The House è deliziosamente confidenziale, Might Unbreak My Heart è nata dalla collaborazione compositiva di Irene e di Trent Summar, leader dell’omonima formazione di alt-country, mentre la conclusiva e sognante I Pray si riavvicina a certe cose intimiste di Nanci Griffith. Resta fuori solo Comin’ Back From The Moon, ariosa ballata opera della sola Irene.
Una conferma gradita per un nuovo nome del cantautorato americano che ci piace e noi non siamo di quelli che si entusiasmano senza motivo…

Me & My – Rounder (Traditional Country, 2003)

Dino Della Casa, fonte Country Store n. 73, 2004

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