Isaac Hayes, il grande cantante-compositore del quale avevamo già redatto la bio-discografia nel n.44 del Il Blues (pag.46), nasce (il 20 agosto 1942) in estrema povertà a Covington, una cinquantina di chilometri da Memphis, e perso il padre, ben presto venne adottato dalla nonna Eula, che lo indirizzò verso la musica, con le consuete e classiche partecipazioni alle funzioni religiose. Poi, con il trasferimento della famiglia, si trasferì a Memphis, dove divenne un ottimo autore, pianista, sassofonista, cantante, regista e la carriera ebbe inizio da una sera dedicata ai talenti emergenti al Palace Theatre di Beale Street. E, poi, tramite il soulman David Porter, riuscì ad entrare nella Stax in coincidenza di una temporanea assenza del tastierista Booker T. e ben presto divenne un colonna portante della casa discografica.
Questo cofanetto contenente la discografia del cantante è intitolato The Spirit Of Memphis 1962- 1976 (Concord/Stax CR00050, 2017), ed è composto da quattro CD e un 45 giri in vinile e con la foto di copertina con Isaac davanti all’ingresso degli studi della Stax. Il 45 giri contiene due brani, e cioè Laura, We’re On Our Last Go-Round ed il classico C.C. Rider che furono incisi nel 1962 per la Youngstown Records, con le tastiere dell’amico Sidney Kirk, ma non fu granché e non produsse l’effetto sperato.
E passiamo così al primo compact intitolato Soul Songwriter, Soul Producer, che si apre con composizioni di Hayes che sono state scritte per altri artisti dell’etichetta Stax, tra i quali brillano certamente il duo Sam & Dave, presenti con le eccellenti Hold On! Im A Comin’, Soul Man, e I Thank You, mentre David Porter, oltre ad essere un duo di compositori speciali con Isaac Hayes, esegue la solare ballata Can’t See You When I Want To. E’ presente, tra gli altri, anche la figlia di Rufus Thomas Carla, che porta con sé lo slow How Do You Quit (Someone You Love) ed i brillanti tempi veloci di Let Me Be Good To You e di B-A-B-Y. Il grande Johnny Taylor ha dalla sua parte gli splendidi lenti di I Had A Dream e Little Bluebird, mentre eccellenti sono anche le soul-women Ruby Johnson con I‘ll Run Your Hurt Away e Mable John con la ballata delicata di Your Good Thing (Is About To End). Frizzante è anche il r&b di William Bell con Never Like This Before, mentre sottotono sono i vari Booker T And The MG’s, Danny White, The Astors, Homer Banks, Charlie Rich, The Mad Lads, Judy Clay, The Charmels, The Soul Children, Billy Eckstine e gli Emotions. C’è , inoltre, la mancanza del grande Otis Redding né sappiamo il motivo di questa esclusione.
Passiamo, dunque, alle canzoni del secondo capitolo Volt & Enterprise Singles che presentano in prima fila l’esordio di Sir Isaac And The Do-Dads con le canzoni The Big Dipper e Blue Groove, brani che non trovano nessun riscontro e favore nel pubblico degli ascoltatori nel novembre del 1965. Ma, passiamo a due anni dopo quando viene scritta la bella ballata soul di Precious, Precious che fa parte dell’album Presenting Isaac Hayes, prodotta da Al Bell che tanto insistette con Hayes a registrare il vinile dove splendono il suo pianismo avvolgente, la voce baritonale e la presenza di Al Jackson alla batteria e di Donald ‘Duck Dunn’al basso. A seguire ecco l’avvolgente slow By The Times I Get To Phoenix, con ottima performance vocale, alternata da parti sermoneggianti di ‘parlato’, il tutto compreso nel 33giri Hot Buttered Soul nell’autunno del 1969, con la presenza dei Bar-Kays già citati. Sono presenti quest’ultimi composti da James Alexander al basso, dalla batteria di Willie Hall, Marvell Thomas alle tastiere, da Michael Toles alla chitarra ed anche i mitici Memphis Horns (Wayne Jackson e Andrew Love) e The Memphis Symphony Orchestra. L’album conquistò la classifica Billboard R&B ed anche la successiva I Stand Accused (di Jerry Butler) ebbe notevole successo, inserita nell’album The Isaac Hayes Movement (1970) con brillante pianismo sorretto dalle misurate coriste e dalla sezione di archi.
Sono lontani i tempi quando Isaac era un compositore dei successi dei suoi colleghi, e le atmosfere avvolgenti e sinfoniche le troviamo, invece, nella cover di The Look Of Love, autori Bacharach-David, presente nell’album …To Be Continued (ancora 1970) con la presenza del sassofono di Hayes. L’altro prezioso album Black Moses (1971), ancora nello stesso anno , ci conduce nella ballata di Never Can Say Goodbye (Clifton Davis) e nel celeberrimo Theme From ‘Shaft ‘ che, anch’esso scala le classifiche, e dallo stesso lavoro si dipana Do Your Thing ed anche questo trovò posto nelle charts .Tra i brani di quel periodo, brilla il r&b incalzante di Ain’t That Loving You, prodotto e proposto insieme a David Porter, e poi nel 1973, escono l’arioso e colorito errebì Rolling Down A Mountainside, che fa parte del doppio ellepì dedicato al celebre raduno di Wattstax con lo stesso Isaac sugli scudi, poi è la volta di Joy ( Part.1 ) (1973), title-track del disco omonimo, e chiude, tra gli altri, la composizione del vinile promozionale relativo al film Title Theme (From Three Tough Guys) del 1974. «Fu una vera rivoluzione quella di inserire la Memphis Symphony Orchestra dietro al gruppo dei Bar-Keys e a dilatare fino a quindici minuti ed oltre, in quel tempo che la canzone ‘doveva’ essere contenuta nei classici tre minuti. Sullo sfondo del sofisticatissimo arrangiamento degli archi barocchi e dal tratto sinfonico, sbucano ora l’organo, ora la chitarra per incanalarsi in lunghe suites con la voce altrettanto avvolgente e sensuale, sermoneggiante e morbida di Isaac. L’atmosfera è ad ampio respiro e col sound tipico di certe sedute jazzistiche e l’espressione vocale è, quantomeno nei lineamenti, se non nella metrica, profondamente radicata nel blues» (Il Blues n.44). «E’ chiaro che il grande compositore, dall’aspetto inquietante ed imponente con quel cranio rasato e lucente con gli inseparabili occhiali neri, dentro di sé cova qualcosa di nuovo: una sintesi che riunisca la musica classica, il country, il soul il pop dei figli dei fiori, il jazz, i sermoni gospel e l’eroticità soprattutto nell’espressione cantata» (ancora dal n.44, pag.47), dal padellone Hot Buttered Soul il catartico tempo lento Walk On By( Bacharach- David).
Il terzo capitolo, Cover Man, contiene sei riletture di brani di altri artisti ed un ‘live’ tenuto a Chicago, il 1 ottobre del 1972, all’International Amphitheatre, nell’ambito dell’Operation PUSH Black Expo. Per i primi l’elenco ecco il morbido slow When I Fall In Love (di Heyman-Young) eseguito al pianoforte (dall’album Presenting Isaac Hayes). Segue il chitarra pungente di Michael Toles, le tastiere di Marvell Thomas, con le coriste in gran forma e con l’Orchestra Sinfonica di Memphis, in grande spolvero. Dall’altro, splendido lavoro The Isaac Hayes Movement, spicca ancora un tempo brillante lento, I Just Don’t Know What To With Myself Do nuovamente firmato dal duo di Bacharach, già citato. Arriviamo, così, ad altri due slow entrambi dall’eccellente Black Moses, il primo è una composizione di Curtis Mayfield, Man’s Temptation, ed il secondo dal trio Butler-Gamble-Huff ecco Never Gonna Give You Up. Il live, già segnalato, debutta con il lento venato dal gospel delicato di The Ten Commandment Of Love, per poi lasciare spazio al medley Just Want To Make Love To You/Rock Me Baby. Si staglia anche Stormy Monday, sebbene troppo soffocato dai fiati, seguito dal più lento ed avvolgente I Stand Accused. Tutti questi i brani ‘chicagoani’ sono inediti, a differenza di If Lovin’You Is Wrong e di His Heye Is On The Sarrow già pubblicati.
Il quarto ed ultimo capitolo Jam Master contiene parecchi inediti, e inizia con il frizzante ed effervescente Ike’s Mood I e con il ritmo funkeggiante di You’Made Me So Very Happy, il primo ancora da Isaac Hayes…To Be Continued, mentre il secondo è un buon inedito. Dall’album Shaft, troviamo Black Militant’s Place, e una versione di Ain’t No Sunshine di Bill Withers, anche questa con una lunghezza mai pubblicati. Negli ultimi brani Extended Jam, vi sono, le versioni alternative di Hung Up On My Baby (da Three Tough Guys) e del veloce Groove-A-Thon di oltre 19 minuti (dal 33 giri omonimo). Eccellente. in chiusura, infine, il tempo medio, già noto, di Do Your Thing, ma in questo caso dalla lunghezza di oltre 33 minuti.
Il Mosè Nero del Soul, poi, quando la Stax fallì, passò all’ABC e poi alla Polydor, ma purtroppo ci lasciò nell’agosto del 2008 a causa di un incidente su un tapis-roulant a Memphis.
Concord/Stax CR00050 (4 CD +1 45 Giri) (Blues, Soul, 2017)
Fog, fonte Il Blues n. 142, 2018