Sono d’accordo. L’affermazione, fatta nelle note di copertina di Live in Japan dallo staff della Rounder (gente che di bluegrass ne capisce!) che questo è uno dei migliori dischi di bluegrass degli ultimi 20 anni, va sottoscritta senza remore. Nelle liner notes si cerca sempre di esaltare il prodotto, ma qui si dichiara la pura verità. In questi solchi c’è l’anello mancante, il salto di qualità tra bluegrass delle radici (Monroe, Stanley Bros, Flatt & Scruggs, ecc.) e il nuovo sound.
Il concerto si tenne a Tokio nell’aprile del 1979, rimase a lungo un bootleg cult, uscì poi su vinile ed ora approda sul disco dorato, con una qualità di suono straordinaria per un live. A marcare la continuità con il passato gli strumenti e gli enormi Stetson.
E la musica che, pur rimodernata, è purissimo bluegrass. Intanto il banjo fluente e trascinante di Crowe, impeccabile anche con il suo baritono nei cori. Poi l’ex Country Gentleman, Jimmy Gaudreau, mandolino e voce tenor, raffinatissimo e creativo. Bobby Slone, fiddle, e Steve Bryant, basso elettrico (altra innovazione), completano la line up. Ma la gemma del concerto (che è l’unica testimonianza del lavoro di questa straordinaria formazione, insieme ad un album di studio My Home Ain’t In The Hall Of Fame) è la voce del purtroppo oggi scomparso Keith Whitley. Il suo lead non è strettamente ‘lonesome sound’, perché profondo e caldo, ma contiene vibrazioni che sono perfettamente nel solco di quell’aurea malinconica che rende il bluegrass universale. Ascoltare, per credere, Railoroad Lady: da brividi.
Se conoscete già l’altro capolavoro dei New South (con Tony Rice, Ricky Skaggs e Jerry Douglas: Rounder 044), non perdetevi questo Live in Japan. Bluegrass del duemila. File under: capolavoro.
Rounder 0159 (Bluegrass Moderno, Bluegrass Tradizionale, 1997)
Maurizio Angelo, fonte Out Of Time n. 25, 1998
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