Jack Hardy - Civil Wars cover album

Parlare di questo disco e del suo autore è per me innanzitutto un piacere, oltreché un dovere. Civil Wars è un’altra splendida testimonianza di quale sia la ‘magnitudine’ di questo grande, grandissimo songwriter. Ed è forse l’opera più curata dal punto di vista della strumentazione – piuttosto ricca, ma assolutamente mai ridondante – e della produzione in generale, con un suono brillante e fedele. Eppoi ci sono le canzoni, belle… tutte. Mi si obietterà – lo ha fatto anche colui che per primo diffuse il nome di Jack Hardy in Italia, tanti, tanti anni fa – che son tutte uguali (le canzoni, appunto), che Jack si ripete e così via. Sarà anche vero che il nostro tende a suonare sempre la stessa canzone, tuttavia – come già scrisse qualcuno per altro personaggio – si da il caso che quella sia proprio la canzone che voglio sentire. Jack è per me come Townes Van Zandt: prevedibile forse, ma sempre gradito e stimolante.

Lo incontrai per la prima volta una decina di anni or sono a casa sua, in Houston Street, NYC; fu molto cordiale e simpatico… anche perché, tramite suo, riuscii a mettere le mani su parecchi dischi di cantautori locali e non. E’ un poeta, spesso ermetico e nel complesso raramente accessibile, ma con la voce che si ritrova potrebbe davvero declamare le pagine gialle e andrebbe bene ugualmente. Possiede inoltre un grande senso della melodia, che rende ogni brano musicalmente molto, molto gradevole. Civil Wars ne contiene 11 per un totale di 49 minuti e 33 secondi e, lo ripeto, sta alla canzone d’autore come lo Shuttle alla Nasa.
Gli iniziati non hanno certamente bisogno di consigli, ma gli altri – neofiti, increduli, inesperti, pigri – hanno una grande opportunità: scoprire questo ed i precedenti nove dischi di un ‘gigante’ assoluto.

Brambus 199454-2 (Singer Songwriter, 1994)

Renato Bottani, fonte Out Of Time n. 6, 1994

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