James King - The Bluegrass Storyteller cover album

James King risponde piuttosto fedelmente allo stereotipo del cantante bluegrass del profondo Sud Est statunitense. Se per capire la sua personalità ci si limita ad osservarne i tratti più evidenti, il buon James è quanto mai perfetto per essere considerato il classico hillbilly da snobbare da parte dei razzisti del Nord (quando per Nord s’intende benessere e cultura e per Sud povertà e ignoranza), sia in termini sociali che culturali.
Figlio della sua terra e delle sue tradizioni, con scarsa conoscenza di ciò che sta aldilà dei confini del proprio mondo, fermo ai semplici valori di una società che, pur essendosi velocemente sviluppata negli ultimi decenni grazie ai mezzi di comunicazione e informazione, mostra ancora i segni, scolpiti nell’animo della sua gente, di ciò che in un passato non troppo remoto era una comunità rurale.

La meravigliosa sincerità di James King deriva da questo background. James King quando canta ti fa sentire il suo mondo. Per questo ora hanno deciso di presentarlo come un ‘cantastorie’. La profondità della sua interpretazione trasforma un qualunque racconto frutto della fantasia di un autore, in una storia senza tempo e vera, come lo possono essere quelle di Barbara Allen, Banks Of The Ohio o Pretty Polly. Anche quando si tratta di canzoni scritte da attuali songwriter come Buddy Miller, Robert Earl Keen, David Olney, Fred Eaglesmith, Bill Anderson o Bob Ferguson.
La formazione, eccetto un secondo chitarrista qui non presente, è esattamente quella ascoltata un paio d’anni fa a Milano da uno scarso centinaio di persone, che ancora sicuramente ricorda con affetto quel paffuto uomo del Sud, emozionato ed emozionante, cantare le sue canzoni bluegrass con toccante partecipazione.

Rounder 11661-0551-2 (Bluegrass Tradizionale, 2005)

Maurizio Faulisi, fonte TLJ, 2005

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