Troppo vecchio per cambiare: un titolo emblematico e reale. Infatti Jerry Jeff è invecchiato, come dimostra anche la foto di copertina, ed è talmente legato alla sua musica, al suo stile, che un qualsiasi cambiamento sarebbe impensabile. Ma questo non è un fattore negativo: benché assai simile nello svolgimento armonico dei suoi dischi, Walker riesce sempre a darci delle opere degne e valide con una invidiabile continuità. Il riferimento del titolo sta a significare un legame affettivo che l’autore mostra per la musica che esegue da anni, per i posti che frequenta, per i bar di periferia dove passa i lunghi pomeriggi.
Il legame affettivo si trasmette poi più propriamente anche alle scelte musicali: infatti la cerchia degli autori cari a J. J. è quasi completamente a livello famigliare ed amicale. Se osserviamo attentamente questo nuovo album, vediamo una sequela di nomi famigliari: da Rodney Crowell, autore di qualità ed amico del texano errante Guy Clark, a Billy Callery, scoperto da Willie Nelson, da Daniel Moore, un misconosciuto musicista di Austin, a Willis Alan Ramsey, cantautore di Dallas, purtroppo assai poco attivo, per finire poi con nomi più sconosciuti quali Phil Peterson, Billy Jim Baker, Rock Killough e Billy Earl McClelland, ma legati a Walker da rispettosa amicizia. Un cenno a parte meritano due recuperi di valore: Paul Siebel e Kristofferson che stanno a dimostrare la cultura e l’amore per la buona musica sempre presenti in un autore che per anni ha palesato gusto ed oculatezza nelle scelte.
Significativo è inoltre il fatto puro della scelta di due autori così differenti: Kris Kristofferson, di cui J. J. sceglie la canzone più bella, quella Me And Bobby McGee che ha segnato una intera generazione di autori; e Paul Siebel, misconosciuto cantautore newyorchese, recuperato ancora una volta da un amico (come già era accaduto nel caso di Bromberg, con il suo ultimo lavoro My Own House), e da un estimatore. Siebel non è l’unico punto di contatto tra Walker e Bromberg: anche l’uso della stupenda border song di Willis Alan Ramsey Northeast Texas Women è in comune tra i due autori-amici (David l’aveva eseguita in Bandit In A Bathing Suite).
Too Old To Change è un disco vissuto, tutto permeato di classiche atmosfere walkeriane, dominato dalla roca e personale voce dell’autore, ed è tra le cose migliori uscite ultimamente dal Texas. La personalità del musicista, i suoi arrangiamenti stringati ed essenziali, l’uso di eclettici e valenti strumentisti, fanno di Too Old To Change uno dei migliori dischi di Walker: lo possiamo mettere sullo stesso piano di Viva Terlingua, Jerry Jeff Walker (Songs) e Jerry Jeff, di sicuro le sue cose più riuscite. Da tempo il Texas, con il suo inesauribile vivaio di musicisti, ci sta dando delle soddisfazioni non comuni: da Lee Clayton a Rodney Crowell, da Joe Ely a Guy Clark, da Butch Hancock a Jerry Jeff, naturalmente.
Le canzoni sono tutte belle: dalla nostalgica e malinconica Too Old To Change, all’elettrica I Ain’t Living Like This, dalla nashvilliana I’ll Be Your San Antone Rose (con uno splendido duetto vocale tra J.J. e Carole King), all’intimista Hands Of The Wheel. Un cenno a parte meritano le due versioni di Me And Bobby McGee lunga ed acustica, e Northeast Texas Women, più elettrica rispetto all’originale, e la tipica Mountains Of Mexico, una rimembranza di luoghi familiari, per concludere con l’atipica ed affascinante Then Came The Children di Paul Siebel. Al solito un gran bel disco, Mr. Walker!
Elektra 6E-239 (Honky Tonk, 1979)
Paolo Carù, fonte Mucchio Selvaggio n. 26, 1980
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