Junior Brown & Jim Lauderdale

Mi trovo a Sebastopol, California ad un’ora da San Francisco, dove sono stato invitato per insegnare costruzione di Chitarra Classica presso la Luthiers School International.
Sfoglio il giornale per vedere cosa propone il weekend e trovo Steppenwolf, Allman Brothers e Junior Brown con Jim Lauderdale (proprio come il tipico fine settimana italiano).
Dopo rapidissima riflessione opto per gli ultimi e telefono per il biglietto.

The Great American Music Hall è un posto incredibile sulla O’Farrel Street, costruito nel 1907 dopo il Grande Incendio come sala da ballo è poi diventato luogo di culto per via della sempre alta qualità della programmazione. Un trionfo pacchiano e magnifico di stucchi, colonne, palchetti e drappeggi amaranto come un gran bordello di lusso.

Per me si aggiunge una valenza struggente di ricordi. Ci ho sentito Doug Sahm nel luglio del ‘73,appena giunto a SF durante il mio primo viaggio americano che più classico non si può: Coast-to-Coast in Greyhound bus in compagnia di Luciano Federighi. Ci sono tornato nell’86 per Jerry Jeff Walker (questa volta con macchina in prestito).
Mi aggrego al tavolo di un chitarrista bluegrass che è lì con la mamma rimediando forse l’ultimo posto a sedere.

Dopo poco arriva Jim Lauderdale con la sua band: un ottimo steely, un’elettrica, un contrabbasista ed un batterista. Il fracasso del pubblico copre l’annuncio dei nomi. Jim imbraccia una Gibson acustica e propone una scaletta di ottimo honky-tonk nonché molti pezzi dal suo album con Ralph Stanley. Lo spettacolo è godibile ma non particolarmente entusiasmante.

Il tempo di cambiare l’assetto sul palco, di bere una birra ed ecco arrivare Junior Brown che monta la sua guit-steel su un trespolo. Lo accompagna una band di prim’ordine: chitarra acustica di stretto accompagnamento, basso e un anziano quanto straordinario batterista con solo un piatto e un rullante. Con questo kit esiguo farà cose incredibili fra cui un assolo giocato sul molle/non molle del rullante. Anche questa volta non riesco a capire i nomi e me ne scuso coi lettori.

Junior Brown, oltre ad avere una gran voce ha sviluppato la sua particolare tecnica di passare dal suono ‘telly’ della chitarra a quello della steel con impeccabile scioltezza, anche mentre canta. L’effetto pedal-steel lo ottiene col pedale del volume. Sciorina brani di varia velocità dal suo repertorio, aggiungendo due pezzi di Jimmie Rogers con tanto di yodel (mai sentito nei dischi e piuttosto incredibile per un baritono come lui).

Ad un certo punto, nel mezzo di Highway Patrol si ferma e dice: “proprio cantando questo pezzo che parla di polizia, non voglio apparire moralista ma non ricomincio a suonare se non smettete di fumare erba”. Silenzio del pubblico e la band se ne va. Ritornano dopo dieci minuti per un medley indiavolato di strumentali ‘surf-Shadow-colonne sonore’, fra cui una fantastica Apache. Il pubblico va in visibilio. C’è tempo per un bis con I’ve Gotta Get Up Every Morning.
Ci saranno altri concerti interessanti durante il mio soggiorno ma, 1) devo lavorare, 2) Junior Brown mi ha dato così soddisfazione che non me la prendo più di tanto…

Fabio Ragghianti, fonte Country Store n. 63, 2002

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