Certo la voce nasale di Jimmy Dale può piacere o non piacere, ma la sua figura di cantautore, intellettuale, poeta, di trovatore delle emozioni del cuore e della mente è inattaccabile. Reduce da un lavoro non eccezionale per le sue possibilità, quel Braver Newer World (’96) prodotto da Burnett, questo atipico texano si affida al sempre più onnipresente Buddy Miller, co-produttore, chitarrista, vocalist, ingegnere del suono e arrangiatore di questo strepitoso nuovo capitolo di musica targata Lone Star State. Sia che canti le sue canzoni, ed in questo caso sono la sola title track e la non meno intrigante Blue Shadows, che si cimenti in covers d’autore, Townes Van Zandt, Willis Alan Ramsey, Walter Hyatt, Jesse Winchester, Jerry Garcia, John Hiatt, Butch Hancock, Steve Gillette, Gilmore trasforma ogni brano, vi imprime la propria inconfondibile personalità. La sua voce è latrice di una tristezza infinita, egli da la sensazione di non interpretare una canzone, ma di possederla. Ne esce una figura decisamente unica che è limitativo definire country. Si può dire romantico senza essere ripetitivo, pomposo e stucchevole, un perpetuo outsider che non ha nulla da dimostrare perché il suo talento è limpido, trasparente, e le sue ballads evocano solo immagini di bellezza, di grazia infinita.
Il cast di ‘questa notte senza fine’ è adeguato alla statura del poeta cowboy, del Buddista che ci porta al Lone Star State of Satori. Dalle sue magiche ballate entrano ed escono di scena Emmylou Harris e la sua band, con il già decantato Buddy Miller in testa, e figure di spicco dell’altra Nashville: Jim Lauderdale, Tammy Rogers, Darrell Scott, Byron House, Rob Gjersoe, Jim Hoke, oltre alle voci di Julie Miller, Victoria Williams e dei Cry Cry Cry.
Amo questa voce magica, ipnotica e solitaria.
Rounder 3173 (Singer Songwriter, 2000)
Luigi Busato, fonte Out Of Time n. 35, 2000