JIMMY BURNS It Ain’t Right cover album

L’associazione tra Burns e la Delmark riprende con It Ain’t Right, la striscia si era infatti interrotta dopo il Live At B.L.U.E.S. ed egli si era autoprodotto Stuck In The Middle nel 2011. Qui ai comandi c’è l’esperto Dick Shurman e oltre ai suoi musicisti abituali (Greg McDaniel, Tony Palmer, Bryan Parker), Burns ha assoldato il pianista dei Sons of Blues, Ariyo, e per alcuni brani Roosevelt Purifoy all’organo e una sezione fiati di tre elementi. Può sorprendere l’assenza di brani originali, visto che in passato Jimmy ha dato prova di saperne scrivere e di possedere un acuto spirito d’osservazione della realtà.

La selezione operata, presumiamo in piena collaborazione con Shurman, gioca la carta dell’eclettismo, essendosi il nostro cimentato sin dagli anni Sessanta con rhythm & blues, soul e doo-wop, come ci raccontò lui stesso in una intervista anni orsono (Il Blues n. 84). Alla luce di questo non ci si stupirà di scoprire una ripresa di un pezzo dei 5 Royales, Crazy Crazy Crazy oppure il famoso Rock Awhile che Goree Carter incise nel 1949. Ci sono almeno due pezzi molto noti che Jimmy rifà senza ricalcare in modo pedissequo le centinaia di versioni precedenti, ci riferiamo a Stand By Me (quella di Ben E. King) e Messin’ With The Kid, e la cosa gli riesce bene soprattutto nel secondo caso. Quanto al blues, non se ne è dimenticato, recupera ad esempio un vecchio pezzo del fratello Eddie, Hard Hearted Woman oppure A String To Your Heart (Jimmy Reed), in entrambe si apprezza il talento di Ariyo al pianoforte, strumento suonato troppo raramente nel Chicago Blues odierno.

I primi due brani, inediti, sono frutto invece della penna di una vecchia conoscenza, il chitarrista di Green Bay, Billy Flynn e ben si adattano alla vocalità di Burns, molto espressiva la resa della ballata Will I Ever Find Somebody?. Da Percy Mayfield ha tratto invece una vibrante My Heart Is Hanging Heavy, forse il momento in cui più emerge anche il suo chitarrismo, di incisivo complemento al suono della band. Per completare l’album Jimmy ha spiazzato di nuovo, con un gospel, Wade In The Water (qui il riferimento è alla versione dei Soul Stirrers). Disco vario, scorrevole, anche se probabilmente il suo migliore resta l’esordio su Delmark, quasi vent’anni addietro, Leavin’ Here Walking.

Delmark 841 (USA) (Blues, Rhythm & Blues, 2015)

Matteo Bossi, fonte Il Blues n. 133, 2015

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