Jimmy Dawkins – Blues And Pain cover album

La vocalità ed il chitarrismo di Dawkins sono riconoscibili tra mille ed anche in quest’ultima prova, Blues And Pain, lo scorbutico bluesman del westside mantiene – nonostante la produzione Ichiban – il suo consolidato trade-mark.
Un solismo quindi nervoso, spigoloso, che disegna una struttura piuttosto tesa, scarsamente melodica, decisamente personale. Take it or leave it: Jimmy Dawkins è sempre stato così, anzi col passare del tempo si è ulteriormente inacidito, avviluppandosi vieppiù alla propria ricerca introspettiva. Ne esce un suono sempre più cupo, molto urbano e per nulla down home – ovviamente.
Ho molto rispetto per questa figura artistica, colleziono i suoi dischi da sempre – per inciso, ve ne sono di rari ed oscuri; chi desidera la discografia completa mi scriva – anche se raramente li estraggo dagli archivi per riascoltarli.

Già, il personaggio è serio, ma ostico, così come il suo suono. Anche la voce è piuttosto particolare, o quantomeno atipica per un nero bluesman.
Ad ogni buon conto, e per dare un riferimento temporalmente vicino, questo Blues And Pain non è poi dissimile dalla precedente prova pubblicata su Earwig nel 1992. Un’anima torturata, molto preoccupata dal – e rivolta al – ‘sociale’.
‘City life disease’ al massimo grado: il ghetto, il lavoro, le donne, il bere etc. etc. peraltro i temi di sempre – sono cavalcati con una fortissima voglia di denuncia piuttosto che in ottica, diciamo così, passiva o inerte.
Per certi aspetti Jimmy potrebbe anche essere definito ‘l’intellettuale del Chicago Blues’: una definizione che, chissà, è forse più calzante che idiota come sembra.

Wild Dog Blues DOG 9108 (Blues, 1994)

Renato Bottani, fonte Out Of Time n. 5, 1994

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