Jimmy LaFave

Se la memoria non mi inganna ho visto Jimmy LaFave dal vivo, il 2 e 5 Dicembre del 1993 ad Austin, Texas, (uno dei due concerti era al Cactus Cafè). L’ho rivisto sempre ad Austin nel 1994 e in Italia durante alcune sue brevi tournée organizzate dal mitico Carlo Carlini, ho potuto ammirarlo dal vivo il 21 Maggio 1994 alla Sala Consiliare di Sesto Calende (VA) e il 12 Luglio del 1995 alla Sala Marna sempre a Sesto Calende.
Chiudo questa parentesi con il mio incontro nuovamente con Jimmy LaFave questa volta in Svizzera, al Singer And Songwriter Festival di Frutigen il 28 e 29 Maggio 1994.

Dicevamo dunque che Jimmy mancava dall’Italia dal 1995, giusto da 20 anni! Jimmy oltre a 9 date in Olanda ha per fortuna aggiunto in questa sua tournée europea, due concerti in Italia grazie all’intraprendente Andrea Parodi. E’ stata la mia prima volta al Folk Club di Torino, un piccolo locale underground nello vero senso della parola, assai meritevole, che vanta una notevole tradizione e dal glorioso passato avendo visto transitare grandi artisti che hanno fatto la storia della musica.

C’era quindi grande attesa per questo texano, uno delle più grandi voci dell’America cantautorale contemporanea. Le sue ballate sono da antologia, la sua voce forte, magica e suadente, la sua band sempre stellare.

Jimmy LaFave Band

A Torino si è presentato con questa sua inedita band con l’eccellente chitarrista John lnmon, già con il gruppo di Jerry Jeff Walker e nella Lost Gonzo Band, il bassista Jesse LaFave, in realtà un chitarrista, nipote di Jimmy, ora dipendente della Music Road Records e in questa occasione bassista per il forzato forfait per motivi di salute poco prima di partire dagli Usa e all’ultimo minuto di ben due bassisti che fanno parte stabilmente della band. Ma, come mi ha confermato Jesse, lui le canzoni di Jimmy, essendo di famiglia, le conosce a memoria fin da quando era bambino!

Alla batteria Bobby Kallus e alla tastiere l’extraterrestre Radoslav Lorkovic (ha già suonato in Italia numerose volte e in situazioni differenti con Greg Brown, Bo Ramsey, Dave Moore, Jono Manson, Richard Shindell, Andy White e altri ancora) e che se ci fosse ancora bisogno di conferma, ha dimostrato di essere a dir poco, un eccellente musicista, un sacrosanto valore aggiunto, fondamentale e basilare nella band di Jimmy.

La serata al Folk Club

Al Folk Club di Torino in una serata uggiosa e piovosa, Jimmy ci ha deliziato per oltre due ore con uno spettacolo in due set. S’incomincia con la splendida cover di Journey Through The Past di Neil Young tratta dal suo ultimo album capolavoro The Night Tribe per proseguire con la struggente The Beauty Of You sempre dal suo più recente lavoro discografico e via via a seguire le cover di Queen Jane Approximately di Bob Dylan, If You Were A Bluebird di Butch Hancock e These Days di Jackson Browne nella prima parte della serata.

Il secondo set è iniziato con Desperate Men Do Desperate Things e subito dopo la bellissima sua composizione Never Is A Moment, dall’album Texoma (altro piccolo capolavoro) del 2000 e ripresa e reinterpretata da Zucchero nel suo album del Novembre 2012 La Sesion Cubana. Jimmy, il menestrello, il sognatore, è in splendida forma, canta con gli occhi chiusi e le sue ballate sono di grande intensità. Il pubblico viene trasportato e catturato in una sorta di magia e profonda ammirazione per un artista che con una manciata di canzoni romantiche, disincantate, inafferrabili, evocative, intense ci ha conquistato totalmente.

Non mancano le sorprese come la cover di Love In Vain di Robert Johnson (conosciuta anche nella versione dei Rolling Stones) davvero fenomenale così come la rivisitazione di Just Like A Woman di Bob Dylan qui una impeccabile e lunga versione in cui Radoslav Lorkovic dà un ulteriore saggio del suo lirismo, della sua bravura e delle sue grande capacità al pianoforte.
I’m Ready (Ready And Willing And Able To Rock And Roll) del 1959 di Fats Domino è un rock and roll micidiale dove ancora una volta l’indiavolato Radoslav Lorkovic supera sé stesso a ricordare il Jerry Lee Lewis dei tempi migliori. River Road tanto semplice quanto irresistibile (tratta dall’album Blue Nightfall del 2005).

In chiusura, Have You Ever Seen The Rain? uscita dalla penna di John Fogerty e nota canzone dei Creedence Clearwater Revival in cui Jimmy invita il pubblico a cantare a squarciagola e a ricordare un concerto memorabile e difficilmente dimenticabile.

Sono fondamentalmente cinque le principali considerazioni sui due concerti italiani e sull’artista texano:
– Jimmy LaFave ha una voce inarrivabile a livello espressivo, stupenda, intensa, unica.
– Le sue canzoni sanno svegliare gli spiriti dormienti e calmare quelli esasperati.
– La sua re-interpretazione e i suoi nuovi arrangiamenti di cover è magistrale tanto da rendere ogni brano magnificamente suo (vedi come esempio i vari pezzi di Bob Dylan e di altri autori).
– La band che l’accompagna è sempre all’altezza della situazione e lui sa sempre scegliersi e attorniarsi di musicisti favolosi, preparatissimi, decisivi. Radoslav Larkovic alle tastiere è divino, sublime, bravissimo. Altrettanto dicasi per la performance di John lnmon alla chitarra, che al Folk Club è stato seduto per l’intero concerto ma ci ha deliziato con le sue tonalità, le timbriche e le dinamiche della sua chitarra suonata con le punta delle dita e con John in una sorta di trance agonistico. In poche canzoni Jimmy ha saputo dire quello che centinaia di altri motivi non sono riusciti a esprimere.
– Jimmy LaFave anche dopo averlo visto in questi due concerti italiani, diciamocelo con tutta franchezza, è degno senza alcun dubbio di un più ampio consenso, assai maggiore rispetto a quello avuto sino a ora e decisamente meritevole di un grande successo e di una popolarità internazionale largamente auspicabile e doverosa.

Jimmy LaFave a Vicenza

Rispetto a Torino, a Vicenza uno dei momenti più toccanti della serata è stata la versione di Not Dark Yet di Bob Dylan. Grazie alla passione dell’organizzatore locale Mario Misomalo a cui vanno tutti i nostri complimenti per portare nella città veneta artisti di grande spessore artistico, nella performance vicentina Radoslav Lorkovic è stato micidiale e supersonico, avendo a disposizione un pianoforte e l’organo Hammond con tanto di leslie che purtroppo mancava a Torino.

Radoslav nei due concerti si è esibito anche alla fisarmonica con dei tocchi di gran classe e squisita finezza. A Vicenza (serata con pioggia torrenziale anche qui), il palco davvero assai spazioso e il sound eccellente e perfetto ha reso il concerto impeccabile e superlativo. Jimmy si è rivelato ancora una volta un artista poliedrico, capace di spaziare nelle sue ballate dal folk, al country e dal rock al rockabilly e con la medesima efficacia di saper rileggere brani altrui in cover davvero impareggiabili.

Considerazioni finali

Nelle due serate Jimmy ha proposto altri momenti e canzoni epiche come Only One Angel, River Road (a Torino) e Hideaway Girl (dall’album Cimarron Manifesto del 2007), la cover di Your Bright Baby Blues di Jackson Browne (come bis a Torino), Blues In C Minor/Deep South 61 Delta Highway Blues con un assolo pianistico di Radoslav Lorkovic, Just Like Woman cantata divinamente da Jimmy LaFave come ogni sua altra canzone (meglio la versione di Torino) mentre a Vicenza il concerto si è concluso con una inaspettata e graditissima cover di All Along The Watchtower di Bob Dylan (tutti conoscono la proverbiale e fantasmagorica versione di Jimi Hendrix) con un John Inmon alla chitarra solista scatenato e splendido nel suo assolo chitarristico (a differenza di Torino è rimasto in piedi tutto il concerto e particolarmente a suo agio per l’impianto di amplificazione).

Spendido, intenso, più lungo e in due set il concerto di Torino, più corto ma semplicemente strepitoso a Vicenza. Jimmy LaFave si conferma uno dei migliori ‘songwriter’, cantautori e cantanti americani in circolazione, non ci sono dubbi. Non resta nel seguirlo nella sua discografia che vanta alcuni album davvero notevoli e incantevoli, augurandoci che nel nuovo anno torni nuovamente, come ci ha promesso, a suonare dal vivo da noi in Italia.

Aldo Pedron, fonte Late For The Sky n. 124, 2016

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