L’abbiamo lasciato mentre l’osservavamo cantare, ad occhi chiusi, sembrava cercasse di trovare, nel profondo di se stesso, le emozioni da esprimere. Dopo due lavori traboccanti passione, con interpretazioni dove sono trasparenti la totale partecipazione emotiva, di cui Jimmy LaFave rivela non solo una statura artistica superiore alla media nel popolato mondo del cantautorato d’autore, ma una capacità unica di sintetizzare poesia-melodia-interpretazione, ecco, inatteso, un suo progetto acustico.
The Open Road, album ‘solo’
Lo ritroviamo proprio solitario e live, senza rete ed alcunché che possa fuorviare il giudizio, quale occasione migliore per una verifica dopo le tante lodi ricevute? No, Austin Skyline e Highway Trance non sono stati una immagine illusoria. Il ‘trovatore americano’ degli anni Novanta è lui, viene dal Texas e, dopo lunghe peregrinazioni, vi è tornato per stabilire, nella città musicale per eccellenza (Austin), chi è il poeta, il menestrello, il sognatore, il cantore del sempre più inafferrabile, illusorio e difficile da concretizzare ‘sogno americano’.
Romantico ma disincantato, LaFave si fa carico di un ruolo non facile, nell’interpretare il quale non potrà che sbagliare appena cesserà di essere se stesso. The Open Road, mini CD acustico di sei brani, inizia proprio con la versione in studio di Open Road (Highway Trance) seguita da una lunga versione acustica e solitaria della stessa. Orfano dei Night Tribe, Jimmy riesce ad affascinare vivendo sull’equilibrio dei tre elementi appena citati. La sua caratteristica voce, dolce e malinconica, sembra adattarsi a meraviglia alle ballads senza tempo che sanno tingersi di folk-rock, country, rock e blues, ‘in the finest Texas tradition’.
Percorrendo The Open Road, Jimmy sembra in grado di muoversi, ad occhi chiusi, tra la musica d’autore americana. Una voce e una chitarra instancabili nel dispensare emozioni al pari di una band, di una orchestra, e, grazie al suo talento unito alle non comuni doti espressive, non vi sono ‘vuoti’ né si sente la mancanza di qualcosa.
Seguono così la dolce Only One Angel e Early Summer Rain di Kevin Welch, brani noti che riescono a colpire e penetrare, affascinando, anche in queste più essenziali versioni. Squisita è anche la cover di Because The Wind, elegiaco brano border di Joe Ely (definita da LaFave “la mia Texas-song preferita”), dove Jimmy sembra mostrare un’affinità elettiva con songwriters come Welch e Ely. Chiude un ruvido blues, Deep South 61 Delta Highway Blues, dylaniana e nostalgica non solo nei richiami del titolo, che mostra chiaramente come LaFave sia in grado di percorrere le strade, anzi le autostrade, della musica del Delta.
I suoi temi…
Sì, è lui il cantore dell’America e delle sue contraddizioni. Sullo sfondo vi sono ‘drive-in’ e ‘bus-station’ abbandonate, lo sfacelo delle aree sub-urbane delle metropoli, migliaia di miglia percorse in solitudine su strade senza fine a contrasto del sovraffollato universo urbano.
Cos’è cambiato dalla ‘beat generation’ nella situazione politico-sociale americana? Nomi e definizioni dei protagonisti e nulla più. Ma i poveri, gli emarginati, gli oppressi e perdenti più o meno ‘cantabili’ sono ancora lì, immobili testimoni di una realtà che non migliora.
Per fortuna c’è l’America “delle prime luci nelle pianure, del profumo della prateria dopo la pioggia” che ci aiuta a continuare a sognare, ad andare avanti, per imboccare The Open Road. Ad occhi chiusi, per non svegliarci!
Munich MRCDS 795 (Singer Songwriter, 1994)
Franco Ratti, fonte Out Of Time n. 7, 1994