Joan Baez (Vanguard, 1960)
È l’esordio assoluto avvenuto nel 1960. Il disco comprende ballate e gospel che si rifanno rispettivamente alla tradizione bianca e nera. È l’inizio di un’epopea.
Joan Baez/5 (Vanguard, 1964)
Targato 1964, questo lavoro è il suo album di protesta per eccellenza: comprende canzoni di Dylan, Phil Ochs (There’s But Fortune, divenuta ben presto un classico grazie alla toccante interpretazione di Joan), Richard Farina oltre a una versione di Bachianas Brasileiras (di Villa-Lobs) da brivido.
Farewell, Angelina (Vanguard, 1965)
Comprende il pezzo omonimo con il quale la Baez inizia per molti anni ogni suo concerto. Esce nel 1965 e comprende alcune piccole perle della tradizione (tra cui una curiosa resa in tedesco di Where Are The Flowers Gone) a cui si affiancano parecchie composizioni dylaniane.
Joan (Vanguard, 1967)
Uscito nell’agosto del ’67, allarga le sue composizioni ad altri autori di valore tra cui Donovan, Paul Simon e Beatles. La voce è sempre al top. Interessante Annabel Lee, messa in musica della poesia di Edgar Allan Poe.
Any Day Now (Vanguard, 1968)
È il tributo che la Baez fa al suo amico Dylan. Siamo nel dicembre del 1968 e incide il meglio del repertorio del cantautore. Registrato a Nashville con valenti session men della scena country, è il primo disco (un doppio) della cantante con un largo accompagnamento strumentale.
Joan Baez all’Arena Civica di Milano (Vanguard, 1970)
È la registrazione del suo concerto italiano più famoso (24 luglio 1970), quello che non è neppure riuscita a terminare a causa di un violento acquazzone che si è abbattuto mentre cantava Kumbaya insieme a una sterminata platea di giovani seduta intorno a lei.
One Day At A Time (Vanguard, 1970)
Uscito nel marzo 1970: dopo Any Day Now, la Baez prosegue con gli arrangiamenti più complessi e sofisticati. Qui si possono ascoltare canzoni del calibro di Joe Hill, Long Black Veil e No Expectation dei Rolling Stones.
Diamonds And Rust (A&M, 1975)
La Baez abbandona la Vanguard e soprattutto abbandona il repertorio altrui (anche se c’è sempre un pezzo di Dylan, Simple Twist Of Fate) dedicandosi a composizioni autografe. Ne escono alcune splendide ballate, come la title-track, che ricordano con nostalgia gli anni della giovinezza.
The Joan Baez Country Music Album (Vanguard, 1979)
Venti canzoni divise in quattro ambientazioni musicali: Songs Of The South, Love Songs, Roots & Prospects e Old Timey Songs che pescano nel suo primo repertorio fatto di canzoni, blues e ballate.
Play Me Backwards (Virgin, 1992)
È il disco migliore della produzione più recente. Il lavoro risale al 1992 e comprende pezzi dal sapore country (tra cui brani di John Hiatt e Mary Chapin Carpenter) interpretati col solito piglio elegante e coinvolgente.
Roberto Caselli, fonte JAM n. 96, 2003