John Carty, polistrumentista londinese di origine irlandese, oltre ad essere un virtuoso del violino è anche un affermato suonatore di tenor banjo nonché ottimo flautista nella band At The Racket. In questo suo secondo lavoro solista per la Shanachie, dopo Last Night’s Fun del ’96, nel quale è particolarmente concentrato sul violino, troviamo ad aiutarlo l’amico Brian McGrath e Arty McGlynn.
McGrath, già fondatore dei Four Men And A Dog ed ora nei De Dannan, oltre a suonare piano e mandolino condivide con John la passione per il tenor banjo e suona con lui negli At The Racket. McGlynn avendo messo la sua chitarra al servizio, tra gli altri, di Van Morrison e Chieftains, non ha certo bisogno di presentazioni. E’ proprio da una frase pronunciata dal famoso chitarrista durante le sessions che nasce il titolo del disco.
Disco che è un vero e proprio assalto del violino di John ad una serie di jigs, reels e hornpipes che vengono totalmente reinventate dal suo stile molto personale anche se sempre rispettoso della tradizione dell’ovest d’Irlanda. Da ottimo suonatore di tenor banjo quale è, il passo per suonare la tenor guitar per Carty è molto breve e così troviamo in Liam Farrell’s, George White’s Favorite/The Wedding Reel e Scatter The Mud, brani in cui imbraccia questa chitarra a quattro corde, l’unica alternativa allo strapotere del suono del violino.
McGrath e McGlynn dal canto loro si limitano a fornire, con pianoforte e chitarra, una ritmica efficace atta ad esaltare le evoluzioni del protagonista, con Brian che si concede uno svago all’amato tenor banjo in The Wily Old Man. In definitiva, un album che vede coinvolti tre bravissimi musicisti del panorama tradizionale irlandese che però, a mio giudizio, risulterà gradito ai soli puristi del genere.
Shanachie 78034 (Folk, 2001)
Fabrizio Inzoli, fonte Out Of Time n. 39, 2002
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